martedì 4 maggio 2010

In fuga con i Foster

Il matrimonio è davvero la tomba dell'amore? Sembrerebbe così a guardare i coniugi Phil e Claire Foster (interpretati dai due attori comici Steve Carrell e Tina Fey), che una volta a settimana decidono di lasciare i loro due figli alla baby sitter e passare una serata fuori casa in memoria dei vecchi tempi quando erano giovani fidanzatini in erba.

Cosa fare per dare una svolta al loro rapporto? A Phil viene l'idea di appropriarsi di una prenotazione altrui, in un ristorante chic di Manhattan, per poter consumare una cena di lusso senza dover aspettare dei secoli: per qualche ora non saranno più i Foster, bensì il signore e la signora Tripplehorn.

Peccato, però, che i due sposini abbiano deciso di rimpiazzare la coppia sbagliata, visto che i Tripplehorn sono in realtà due giovani ladri braccati da alcuni poliziotti corrotti per aver rubato una pen-drive contenente qualcosa di molto scottante. Così Phil e Claire si troveranno da un momento all'altro, senza nemmeno aver potuto gustarsi la cena, inseguiti da questi due piedipiatti che cercheranno in tutti i modi di recuperare la pennetta dei misteri. Così ha inizio la Notte folle a Manhattan dei Foster, il titolo della commedia diretta da Shawn Levy a base di gag spassose e inseguimenti rocamboleschi per le strade notturne di New York.

Il film cerca disperatamente di divertire lo spettatore, ma a parte alcune scene il resto scivola inesorabilmente via come l'olio, lasciando l'amaro in bocca per le potenzialità che una coppia esplosiva, come quella formata da Steve Carrell e Tina Fey, avrebbe potuto aggiungere a una storia non particolarmente originale. A "impreziosire" il cast ci sono anche Mark Wahlberg nel ruolo di un palestrato con il vizio delle donne e Ray Liotta nei panni del gangster Joy Miletto: due presenze di contorno che ci fanno rimpiangere altre loro interpretazioni (vedi Liotta in Quei bravi ragazzi). E sullo sfondo della storia c'è una New York quasi evanescente, eccessivamente da cartolina, che avremmo voluto venisse valorizzata meglio.

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