mercoledì 19 maggio 2010

Saw VI, di Kevin Greutert

E siamo a quota sei, in attesa del settimo capitolo della serie. Stiamo parlando di Saw VI, sesto tassello della saga horror inaugurata nel 2004 con oltre 550 milioni di dollari raccolti al botteghino grazie ai primi quattro episodi e vendite in dvd che hanno superato le 24 milioni di unità. Il film diretto dallo storico montatore della serie, Kevin Greutert, inizia con il solito, barbaro gioco del live or die, vivi o muori. L'agente speciale Strahm (Scott Patterson) è morto mentre il detective Hoffman (Costas Mandylor) è diventato l'erede dell'Enigmista (Tobin Bell). Quando l'FBI si avvicina troppo a Hoffman, lui decide di dare avvio al suo gioco della morte.

Ancora una volta ci si chiede quale senso può rivestire la violenza nel racconto cinematografico, soprattutto quando appare fine a se stessa, volta unicamente a stordire i sensi dello spettatore, costringendolo a chiudere gli occhi o a coprirseli per evitare lo spettacolo dell'orrore. Cosa è orrore e cosa non lo è? Perché mostrarlo fino in fondo? Prendendo spunto da due classiche saghe horror della storia del cinema, come Halloween e Nightmare, negli anni il fenomeno Saw ha mostrato senza remore le torbide macchinazioni dell'Enigmista, un malato terminale di cancro con un grande talento nell'ideazione di sanguinosi giochi di sopravvivenza: le vittime sono persone che hanno smesso di apprezzare il valore della vita e che meritano la morte.

La pellicola ha un gusto del macabro difficile da condividere, dal momento che la trama sembra essere solo una parentesi tra le numerose e agghiaccianti scene di violenza che a lungo andare inorridiscono e stancano. Forse sarà stato proprio questo senso dell'orrido ad averne decretato il successo fino alla sesta puntata? E pensare che per la settima si sta già pensando al 3D. Come a dire: l'orrore della violenza al cubo!

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