Visualizzazione post con etichetta brooklyn. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta brooklyn. Mostra tutti i post

giovedì 23 dicembre 2010

Chriz is coming to Town



Chriz è un genio, l'ho conosciuto qualche mese fa a New York dove si è trasferito (a Brooklyn) lontano dalla sua piccola Desio, in Brianza. Di ritorno in Italia per le feste, ci ha voluto fare i suoi personalissimi auguri di Natale. Qui la dichiarazione d'amore di Chriz alle sue due città del cuore.

giovedì 25 novembre 2010

Punch Me Panda

C'è un artista a New York che si offre come punchball contro lo stress cittadino. Lui si chiama Nate Hill, va in giro travestito da Panda e si fa scaricare addosso dai passanti più bisognosi la loro rabbia repressa. Qui alcune foto pubblicate dal Wall Street Journal.

martedì 3 agosto 2010

Sono un ragazzo fortunato

Primo weekend da New Yorker. Sabato 31 luglio, concerto del mitico Jovanotti a Central Park per la manifestazione Summer Stage: decidiamo di andare insieme a Giulia, Laura, Clea e gli amici Fabio e Alessia (ex stagisti a Rai Corporation in trasferta da Toronto). Ci sono molti connazionali ad attendere l’esibizione del nostro Lorenzo Cherubini. Il concerto inizia alle tre del pomeriggio, ma per Jovanotti bisognerà attendere prima che altri due gruppi si esibiscano. Il tempo non ci manca, la musica nemmeno, i posti a sedere ci sono, quindi occhio agli orologi ché alle 17:30 iniziano le danze italiane. C’è anche una troupe del Tg3 a riprendere Jovanotti, peccato non averlo potuto incontrare di persona. Central Park è una location perfetta per un concerto estivo immersi in una foresta di alberi all’apparenza senza fine. E pensare che a due passi continua la vita frenetica di una delle metropoli più caotiche al mondo. Ecco perché amo così tanto questo parco meraviglioso che tra i suoi sentieri e prati verdi ti fa sentire come in una casa al riparo dallo smog infernale delle strade. Ma il nostro sabato non finisce qui: decidiamo infatti di andare in serata a Williamsburg al Brooklyn Bowl per giocare a bowling. Alla fine ci sediamo a mangiare qualcosa mentre una blues-band ci delizia ad alto volume con della buona musica live. Finalmente ho l’occasione di ascoltare qualcosa dal vivo nella magica New York, in attesa di realizzare il mio sogno musicale in un fumoso locale jazz di qualche seminterrato di Manhattan. Sooner or later…

martedì 27 luglio 2010

Il primo giorno di scuola

Tutto come una volta, proprio quando da bambino mi accingevo ogni anno, dopo un’estate sfrenata passata a giocare a pallone dalla mattina alla sera, a ritornare tra i banchi di scuola con un leggero mal di pancia. Come è successo oggi, leggermente emozionato per l’inizio di questo mio sogno a stelle e strisce targato Rai Corporation. Quasi faccio tardi già il primo giorno per colpa della linea 3 della subway che non vuole saperne di partire dalla fermata 148th di Harlem. Alla fine riesco ad arrivare giusto in tempo, pronto per salire al 25esimo piano del palazzo della at&t insieme alle mie compagne di stage (Giulia, Paola, Patrizia, Laura, Clea e Teodora: eh lo so, proprio beato tra le donne!). Giunti a destinazione ci imbattiamo subito nella scritta Rai Corporation, ad avvertirci che stiamo entrando in una sorta di Little Italy televisiva nel cuore di Manhattan. Ad accoglierci è Donatella, che ci porta in una stanza per spiegarci cosa faremo durante questa prima giornata di orientamento. Uno dopo l’altro ci vengono a parlare i responsabili delle varie sezioni per darci ognuno la propria panoramica sul lavoro che in gruppi separati – tra ufficio corrispondenza, client and services e Rai Italia – ci troveremo a svolgere. Le idee pian piano cominciano a schiarirsi, però manca ancora qualcosa per realizzare di essere stati selezionati davvero come stagisti a Rai Corporation. Ce ne rendiamo conto non appena saliamo sul terrazzo dove i giornalisti fanno gli stand-up e dove i vecchi interns si mettono in posa per immortalare uno dei momenti più entusiasmanti della loro vita: aver fatto parte di un sogno chiamato New York. Osservare in lontananza il ponte di Manhattan e di Brooklyn, l’Empire State Building e il Chrysler Building, lanciare uno sguardo sul fiume Hudson e immaginare - ora come nove anni fa - l’atmosfera di terrore che si respirava mentre le due Torri gemelle implodevano su se stesse, ti toglie il respiro e ti fa pensare: alla fine ce l’ho fatta, il sogno è diventato realtà, adesso non resta altro da fare che rimboccarsi le maniche e mettercela tutta. Tanto è solo l'inizio.