Un viaggio di due settimane dall’altra parte dell’oceano può cambiare una persona? Io sono cambiato. Mi sento un ragazzo diverso, forse migliore. L’aver respirato l’aria di Montreal, al 4866 Boulevard St Laurent dove sono stato ospite dei miei cari amici Nicola e Stefano, mi ha fatto un gran bene. In quella casa ho conosciuto ragazzi e ragazze da tutto il mondo: Arthur dall’Inghilterra, Rashmi dall’Australia, Latu dall’Indonesia, Victor dalla Francia, due ragazze belghe (Amandine e Donatienne), 4 ragazze norvegesi (Ingvild, Rebecca, Cecilie ed Elizabeth), Eric dal Canada, Marcello da Roma ed altri che ho solo intravisto di sfuggita.
Per due settimane mi sembra di aver vissuto fuori dal mondo: non ho letto giornali, niente articoli da scrivere, sono andato a letto e mi son svegliato agli orari più impensabili. Forse non è la vita vera fatta anche di sacrifici e delusioni, ma di certo ciò che ho appreso durante questa vacanza vissuta al di là del tempo e dello spazio mi aiuterà a superare con facilità i momenti duri di quella vita reale che ci troviamo ogni giorno ad affrontare. Di solito i momenti belli passano in un attimo senza nemmeno fartene accorgere. Questa volta, però, le due settimane più fantastiche della mia vita sono durate oltre 15 giorni di calendario.Ora che sono ritornato in Italia mi sembra di aver trascorso almeno un mese lì a Montreal insieme a Nicola, Stefano e Giuseppe. L’intensità delle esperienze in terra canadese è stata talmente forte da farmi completamente dimenticare della routine quotidiana vissuta negli ultimi mesi a Milano. In pochissimo tempo mi sono sentito anch’io un exchange student sbarcato in Canada a vivere i mesi più belli della mia vita.
Le prime sere abbiamo partecipato a due party in perfetto stile americano. All’inizio è stato difficile perché non conoscevamo nessuno ma è bastato poco per iniziare a scambiare quattro chiacchiere in inglese con chiunque avesse voglia di parlare. Così ho potuto conoscere ragazzi da tutto il mondo alle prese con i propri sogni e le proprie ambizioni. Parlare con queste persone mi ha fatto rimpiangere ancor di più di non aver potuto vivere anch’io un periodo di studio all’estero come studente Erasmus. Per fortuna ho altre possibilità per realizzare questo sogno, magari con uno stage il prossimo autunno. Staremo a vedere.
Mi è bastato respirare quest’aria di spensieratezza e libertà, che ha il sapore dolce della giovinezza, per convincermi che studiare all’estero è un passo che ogni giovane dovrebbe provare prima o poi sulla propria pelle. Di ritorno in Italia posso solo dire che non mi sarei mai immaginato di vivere quello che ho vissuto nelle ultime due settimane. Il carico di ricordi è talmente pesante che forse non riuscirò nemmeno a trattenerli tutti. Anche per questo la tristezza (al limite del pianto) è tanta.
La paura del tempo che corre e cancella il passato è sempre presente nonostante gli sforzi che cerchiamo di fare per non dimenticare. Foto, diari, video non servono a lungo andare contro il timore che i ricordi ci scivolino addosso per poi scomparire. Però al di là degli anni che passano c’è sempre qualcosa che ti rimane dentro, forse una sensazione che a risentirla in futuro riuscirà a farci riassaporare anche solo per un momento quegli attimi di vita vissuta.
Il tempo va avanti, il passato non torna ma non per questo dobbiamo arrenderci alla sconfitta della (nostra) memoria. Io non mi arrenderò mai perché so che quella (mia) memoria servirà a non perdere di vista il sogno di amore e libertà che ci ha accomunato da giovani. Quando e se tornerò a New York, magari il prossimo autunno per uno stage, saprò di poter rivivere anche se con occhi diversi quel sogno accarezzato in soli due giorni durante la Pasqua 2010. Rivedere quegli squarci di città ammirati insieme ai tuoi migliori amici potrà avere i suoi inevitabili risvolti di tristezza ma almeno basati su un’esperienza vissuta alla grande già una volta.
Certo se ripenso a queste due settimane trascorse tra Canada e Stati Uniti, qualche rimpianto di sicuro me lo son portato con me in Italia: qualcosa che avrei voluto fare e che non ho fatto, qualcos’altro che avrei dovuto fare con più convinzione e meno ansia, oppure qualcosa che non avrei dovuto fare. Chissà. L’importante è sapere di aver condiviso in una casa meravigliosa dei momenti al di là di ogni immaginazione con persone fantastiche. Ragazze e ragazzi non vi dimenticherò mai: God bless you!
P.S. La mattina prima di ripartire per l'Italia ho trovato sul tavolo del salone un foglio bianco con sopra scritto: “4866 Boulevard St Laurent is the best house in Montreal. People living there are amazing!”. Non so chi l’abbia scritto tra la ventina di ragazze e ragazzi che hanno condiviso per alcuni mesi un appartamento e un pezzo di vita. Sono certo che quella frase l’avrebbe potuta scrivere chiunque, anch’io che ho vissuto solo per due settimane in una vera e propria casa senza frontiere. Questa è la materia di cui son fatti i sogni, e forse anche la vita. Di sicuro è l’essenza della giovinezza.
2 commenti:
E' vero.
Il tempo in determinati momenti e' sia il miglior medico che porta via i dolori che ognuno prova e vive, e sia l'inesorabile che porta con se anche i ricordi migliori: quelli felici.
Anche per me e' stato fuori dal mondo quello che abbiamo vissuto insieme, la spontaneita' e la spensieratezza l'ho respirate veramente a pieni polmoni. Facile accorgersi come le parole si dissolvono e non sai piu' come esprimere determinati momenti..secondo me non bisogna avere rimpianti, perche' in ogni caso i pensieri porteranno dei dubbi (come sarebbe stato se..)
meglio essere coscienti del gusto assaporato in quei momenti..
e che sapore!! ;)
Grazie mille ancora per la partecipazione in terra americana, Nick. Ve ne sarò grato per tutta la vita!
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