giovedì 31 gennaio 2008

Quale motto per l'Italia?

Il mio motto preferito per l'Italia moderna è però UNO PER UNO, TUTTI DISTRUTTI. Mi sembra perfetto per descrivere i disastri provocati dall'individualismo parossistico. Arrivano le elezioni. Alcuni furbacchioni tenteranno di convincervi che questo è un segno di libertà e autonomia, e ogni tentativo di creare qualcosa insieme è una forma di statalismo mascherato. Storie. La verità è un'altra: fare i nostri porci comodi è facile, ma è stupido. Prima o poi arriva un altro più comodo e più porco di noi. E allora sono guai.

A nostra immagine e somiglianza

In nessun caso sono i politici che vi rendono buoni o cattivi, ma voi loro, secondo che li vogliate di un modo o dell'altro. Giacchè non siete voi a desiderare quello che vogliono loro, ma al contrario sono le loro aspirazioni che si conformano a ciò che essi ritengono voi vogliate.

Demostene

Il prezzo del silenzio

Il silenzio non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L'animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca.
Charlie Chaplin

Society, you're a crazy breed

You think you have to want
more than you need,
until you have it all
you won't be free.
Society, you're a crazy breed.
I hope you're not lonely
without me.
Eddie Vedder in Society

Eddie Vedder's Society

Andate a vedere di corsa il nuovo film di Sean Penn - Into the wild - dedicato alla memoria di Christopher McCandless, che alla ricerca della selvaggia Alaska trovò sfortunatamente la morte. Ma andate a vederlo anche per la splendida colonna sonora scritta e interpretata da Eddie Vedder. Il pezzo Society, sia musica che testo, è da brividi. Buon ascolto...

martedì 29 gennaio 2008

Vivere...

Anche quando si è fisicamente in buona salute, a un certo momento la vita comincia ad assomigliare a una sequenza di interventi chirurgici, che ci tolgono pezzi di noi stessi. Vivere diventa sopravvivere a qualcuno che è parte di noi e dunque a noi stessi.

Claudio Magris

The audacity of Hope

La scelta non è tra regioni, religioni o generi. Questa elezione non è sui ricchi contro i poveri, i giovani contro i vecchi, i bianchi contro i neri. Qui giocano il passato contro il futuro.

Barack Obama

lunedì 28 gennaio 2008

Il professore pendolo

Da local a global. Sembra essere proprio questa la parabola (accademica) di Walter Lewin, 71 anni, ordinario di fisica all’università del Massachusetts, che in poco tempo è diventato una star del web grazie alle sue acrobatiche lezioni caricate su YouTube. Ne è un esempio lampante la fotografia, pubblicata dal New York Times, dove si vede il professore in aula che si fa (letteralmente) dondolare a un cavo per spiegare ai suoi allievi che cos’è l’isocronismo (quando due o più fenomeni si ripetono con cadenza costante). Non ci credete? Andate su YouTube a dare un’occhiata. Magari vi appassionerete anche voi alla fisica, com’è successo a uno studente indiano di 17 anni che, vedendo le performance online di Lewin, in un’email gli ha scritto: “I tuoi video sono fonte di ispirazione e grazie a loro ho scoperto quanto sia meravigliosa la Fisica”.

Storie di ordinaria ricerca all'italiana

Insieme ad altri studiosi del Sidney Children Hospital, il ricercatore italiano Antonio Porro, 28 anni, contratto a termine da 1.200 euro al mese all’università di Bologna, ha scoperto la proteina, chiamata Hdac1, che favorirebbe la proliferazione delle cellule cancerose nel tumore al seno e nel neuroblastoma. Esistono anche dei farmaci per combatterla, ovvero la tricostatina A o l’acido valproico. Ma la domanda nasce spontanea: funzioneranno, questi farmaci, anche su altri tumori? E’ quello che Porro tenterà di scoprire nei prossimi anni di ricerca, ma non più in Italia, bensì in Svizzera, all’università di Losanna, dove il giovane studioso guadagnerà ben 3.500 euro al mese con finanziamenti garantiti per le sue importanti ricerche contro il cancro. Un’altra storia di ordinaria ricerca all’italiana. Auguri, Antonio.

Dura la vita sul "Pianeta Stage"

Potremmo quasi definirlo come un nuovo pianeta, il “pianeta stage”, pieno di insidie per tanti giovani neolaureati in cerca di una prima esperienza lavorativa (non retribuita, naturalmente). E a delinearcene le caratteristiche, di questo pianeta, ci ha pensato un’indagine di Repubblica.it e dell’associazione del personale Gidp. Una ricerca che ha coinvolto ben duemila stagisti e cento imprese. Quali risultati sono emersi? Ebbene, tra i tirocinanti intervistati, il 44% ha dichiarato di aver lavorato fra le 36 e le 42 ore la settimana, mentre il 21% è arrivato anche alle 48 ore settimanali. E per i rimborsi spesa, qual è la situazione? Niente di niente per il 40% degli stagisti interpellati, meno di 200 euro per il 9%, e addirittura dai 900 euro in su solo per il 5%. E al termine del periodo di stage, com’è andata? I numeri parlano chiaro: il 6% ha avuto un contratto a tempo indeterminato, il 20% un contratto a termine, mentre il 55% ha fatto le valigie alla ricerca di un ennesimo (e mal pagato, nei migliori dei casi) stage formativo.

La forza della Ragione

Credo in un'America in cui la separazione fra lo Stato e la Chiesa sia assoluta, dove nessun prelato cattolico possa dire al presidente (se questi è cattolico) come agire, e nessun ministro protestante possa dire ai suoi parrocchiani come votare, dove nessuna Chiesa o scuola confessionale possa ricevere fondi pubblici o privilegi politici e in cui a nessun uomo possa essere negato l'esercizio di una pubblica funzione perchè la sua fede è diversa da quella del presidente.

John F. Kennedy

sabato 19 gennaio 2008

Io lo so che non sono solo

Grande, grandissimo Jovanotti. Ascoltate questa sua splendida canzone dal titolo Fango. I primi versi - Io lo so che non sono solo anche quando sono solo - mi fanno venire i brividi, e anche qualche lacrima agli occhi. Grazie Lorenzo!

venerdì 18 gennaio 2008

Paranoid Park

Paranoid Park” di Gus Van Sant non è un film facile da vedere. E per i fan del regista di “Elephant”, altro suo bel film da non perdere, la ragione è presto detta. “Paranoid Park” è un film sbilenco, che fa dei salti temporali con i quali ci racconta la storia di Alex (diciottenne skateborder di Portland) lo stile inconfondibile e personalissimo dell’autore. Da subito lo spettatore fa la conoscenza del giovane protagonista, intento a scrivere una sorta di diario dove poter annotare la vicenda capitatagli qualche sera prima nei pressi di Paranoid Park. Qui, per una tragica fatalità, il ragazzo colpisce una guardia che accidentalmente cade sotto le rotaie di un treno. La morte dell’uomo è terribile, e Gus Van Sant non manca di mostrarcela nei suoi effetti più devastanti. Ma la terribile scena dell’incidente arriva solo a metà film, dopo che, con uno ritmo a dir poco lento, ci vengono mostrati i bordi scoloriti della storia: un ragazzo amante dello skateboard, il suo rapporto non facile con la ragazza, le passeggiate a Paranoid Park dove schiere di skateborder si allenano giorno e notte in allegria. Bordi scoloriti perché i comportamenti strani di Alex, le sue paure e le sue ansie non ci vengono spiegate almeno fino a quando non sappiamo di cosa sia davvero colpevole il giovane studente. La pellicola di Gus Van Sant, dunque, si sviluppa come se fosse un puzzle in lenta costruzione, dove ogni tassello ci serve a capire un po’ di più le emozioni dei personaggi, i loro pensieri e le loro contraddittorie azioni. È una gioventù, quella descritta dal regista, quasi ai margini, dove spesso i genitori non sono presenti, e per di più anche incapaci di capire le ansie dei propri figli. Alex è solo dopo quello che gli è successo a Paranoid Park: ha sì una ragazza con la quale fa per la prima volta sesso, ha degli amici, ha una madre e un padre ormai separati e che cercano, a loro modo, di essergli d’aiuto, ma alla fin fine Alex è un ragazzo fondamentalmente solo con sé stesso. E con i suoi più inconfessabili segreti.

Buona Maestra

E se un buon telefilm fosse migliore di un libro o magari di un film? Chi ancora ha la pazienza di sfogliare, pagina per pagina, un romanzo, e chi ancora decide di andare al cinema a vedersi, per goderselo meglio, un film appena uscito, senza aspettare di scaricarselo gratis dal web? Queste sono le domande che si è posto Aldo Grasso, giornalista e critico televisivo del Corriere della Sera, e a cui ha cercato di dare una risposta nel suo libro “Buona maestra. Perché i telefilm sono diventati più importanti dei libri e del cinema”. “Un giorno mi accorgo che davanti al video, come spesso mi succedeva al cinema”, scrive Grasso, “cambio di personalità, comincio a vivere esistenze parallele”. E proprio qui sta la grande occasione che i telefilm, e in passato anche i libri e il cinema, danno ai propri spettatori: la possibilità di immedesimarsi talmente nella storia da trovarsi (letteralmente) catapultati sul set insieme ai personaggi delle storie che ci appassionano. “Non c’è mai stata una tv tanto vitale, intelligente e ricca di risonanze metaforiche e letterarie come l’attuale”, continua Grasso, e “spesso si fa fatica a trovare un romanzo moderno o un film che sia più interessante di un buon telefilm”. “C’è in giro, per esempio”, si chiede l’autore, “un’opera che rappresenti un viaggio metafisico fra i segreti del Male più avvincente di «I segreti di Twin Peaks»?”. Solo chi ha visto il tenebroso telefilm di David Linch saprebbe rispondere, ma per coloro i quali molti telefilm citati sono sconosciuti, la lettura del libro di Aldo Grasso potrebbe spingerli ad intraprendere nuovi viaggi in nuove realtà al di là del tempo e dello spazio. D’altra parte, come scrive Grasso, proprio grazie ai telefilm “lo spettatore viene inconsciamente preso per mano e trasferito d’incanto nella dimensione emotiva che lo risarcisce dell’aridità della vita quotidiana”. Forse ha ragione David Linch, secondo il quale “la televisione è un teleobiettivo, mentre il cinema è un grandangolo. Al cinema si può mettere in scena una sinfonia, mentre in televisione ci si deve limitare a un cigolio. Unico vantaggio: il cigolio può essere continuo”. E che cigolio!

I want to believe

X-files finge di parlare di mondi extraterrestri e di alieni; in realtà parla di noi. Per questo inquieta. (…) L’alieno è l’altro, è ciò che non vogliamo mai riconoscere, è ciò che crediamo non ci appartenga. (…) Lo diceva già Aristotele: il mostruoso espone con un rigore quasi scientifico la sua riflessione sugli essere viventi.

Aldo Grasso in Buona maestra

I segreti dell'Isola

Lost racconta della nostra condizione di scampati, del nostro essere costretti a smarrirci per ritrovare ancora una fonte di stupore, per scatenare crisi di conoscenza, per far fecondare le intelligenze e riscaldare i cuori. L’isola cela tanti segreti ma il segreto più grande è la necessità stessa del naufragare: siamo noi stessi solo nella caduta, nell’isolamento, nella speranza.

Aldo Grasso in Buona maestra

sabato 12 gennaio 2008

2008, a song for change

Primo post dell'anno 2008. Auguri a tutti, anche se con un po' di ritardo. E iniziamo l'anno con un video di una canzone, splendidamente interpretata da Neil Young e scritta tanti anni fa dal compianto John Lennon, che a sentirla, ogni volta, mi da quella forza che in certi momenti sembra mancarmi. E spero la dia anche a voi. Sto parlando di Imagine, naturalmente.

Il video ritrae la performance da brivido di Neil Young in occasione della trasmissione "Tribute to Heroes" dedicata alle vittime innocenti degli attacchi terroristici dell'11 settembre. Guardare l'autentica commozione negli occhi di Neil, mentre pronuncia gli eterni versi di pace che la canzone di Lennon non smetterà mai di sprigionare, mi fa venire la pelle d'oca, e sembra dare ancora un senso alle parole speranza e sogno, come del resto cerca di fare il mio blog Land of Hope and Dreams.

Per il resto, e per quanto mi riguarda, la vita continua, come sempre, e il periodo di esami, dopo gli ultimi mesi del 2007 trascorsi prevalentemente a Roma per seguire i corsi del I semestre, è appena cominciato. Ieri ho sostenuto il primo esame di una lunga serie, per la precisione psicologia del lavoro e delle organizzazioni.

Intanto, le notizie dal mondo, nel bene e nel male, si fanno sempre più intriganti: dal felice inizio nelle primarie democratiche made in Usa di Barack Obama, alle imbarazzanti performance mediatiche che la mia regione Campania sta offrendo a tutt'Italia, e al mondo intero, a causa dell'annosa questione dei rifiuti sparsi in mezzo alle strade come se niente fosse.

Che dire, allora, di quest'inizio di 2008? Per fortuna, è ancora presto per dirlo. Possiamo solo immaginarcelo, come fece a suo tempo John Lennon immaginandosi, appunto, una terra più giusta da vivere e condividere. Buon anno, allora...