venerdì 18 gennaio 2008

Buona Maestra

E se un buon telefilm fosse migliore di un libro o magari di un film? Chi ancora ha la pazienza di sfogliare, pagina per pagina, un romanzo, e chi ancora decide di andare al cinema a vedersi, per goderselo meglio, un film appena uscito, senza aspettare di scaricarselo gratis dal web? Queste sono le domande che si è posto Aldo Grasso, giornalista e critico televisivo del Corriere della Sera, e a cui ha cercato di dare una risposta nel suo libro “Buona maestra. Perché i telefilm sono diventati più importanti dei libri e del cinema”. “Un giorno mi accorgo che davanti al video, come spesso mi succedeva al cinema”, scrive Grasso, “cambio di personalità, comincio a vivere esistenze parallele”. E proprio qui sta la grande occasione che i telefilm, e in passato anche i libri e il cinema, danno ai propri spettatori: la possibilità di immedesimarsi talmente nella storia da trovarsi (letteralmente) catapultati sul set insieme ai personaggi delle storie che ci appassionano. “Non c’è mai stata una tv tanto vitale, intelligente e ricca di risonanze metaforiche e letterarie come l’attuale”, continua Grasso, e “spesso si fa fatica a trovare un romanzo moderno o un film che sia più interessante di un buon telefilm”. “C’è in giro, per esempio”, si chiede l’autore, “un’opera che rappresenti un viaggio metafisico fra i segreti del Male più avvincente di «I segreti di Twin Peaks»?”. Solo chi ha visto il tenebroso telefilm di David Linch saprebbe rispondere, ma per coloro i quali molti telefilm citati sono sconosciuti, la lettura del libro di Aldo Grasso potrebbe spingerli ad intraprendere nuovi viaggi in nuove realtà al di là del tempo e dello spazio. D’altra parte, come scrive Grasso, proprio grazie ai telefilm “lo spettatore viene inconsciamente preso per mano e trasferito d’incanto nella dimensione emotiva che lo risarcisce dell’aridità della vita quotidiana”. Forse ha ragione David Linch, secondo il quale “la televisione è un teleobiettivo, mentre il cinema è un grandangolo. Al cinema si può mettere in scena una sinfonia, mentre in televisione ci si deve limitare a un cigolio. Unico vantaggio: il cigolio può essere continuo”. E che cigolio!

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