lunedì 31 gennaio 2011

Mark meets Mark

Natural Born Citizen #2

Negli Stati Uniti c'è qualcuno che ancora non crede alla cittadinanza americana di Barack Obama. Per placare l'attivismo dei cosiddetti birthers, alcuni deputati delle Hawaii hanno deciso di presentare una proposta di legge che impone un pagamento di una tassa pari a 100 dollari per chi volesse una copia del certificato di nascita del presidente. Come andrà a finire?

War on Terrorism #2

Vi ricordate le piante capaci di individuare una eventuale bomba nelle vicinanze? Bene, è arrivata la notizia che il Dipartimento della Difesa americano ha finanziato la Colorado State University, responsabile di questa interessante ricerca, con ben 8 milioni di dollari. Insomma, negli Stati Uniti fanno proprio sul serio!

Live Forever

Arriva finalmente la registrazione dell'ultimo, grande concerto di Bob Marley.

Italia, non un Paese per giovani?

Il titolo e il sottotitolo del bel libro di Marco Iezzi e Tonia Mastrobuoni edito da Editori Laterza ci dice (quasi) tutto sullo stato della gioventù italiana di inizio millennio. Gioventù sprecata - Perché in Italia si fatica a diventare grandi ci spiega per filo e per segno, soprattutto grazie a statistiche puntuali, come stiamo gettando al vento il futuro di giovani di belle speranze sempre più impantanati in un presente fatto di frustrazioni sia all'università che sul (primo) posto di lavoro.

Come dice il professore ordinario di diritto del lavoro Michel Martone, "un ragazzo a 23 anni raggiunge il massimo della sua intelligenza, poi inizia a bruciare neuroni. Se a quell'età gli fai fare le fotocopie o lo lasci pascolare dentro l'università bruci tutto il suo potenziale". Luca Santarelli, capo della ricerca clinica alla Roche di Basilea, fa l'esempio degli Stati Uniti dove "chi resta a casa dopo i 18 anni è considerato un menomato mentale, e anche chi ha un'azienda di famiglia di solito se ne va al college perché non c'è niente di meglio che venire a contatto con altre persone, vivere lontano da casa, fare nuove esperienze e tornare poi nell'azienda di famiglia, arricchiti".

Così il nostro Paese si allontana sempre più da altre nazioni che puntano tutto sull'istruzione dei loro giovani, mentre da noi a fare le riforme dell'università è spesso il ministro dell'economia di turno con i suoi soliti tagli ai già esigui finanziamenti. Il 10% degli studenti in Germania ha accesso ad appartamenti messi a disposizione dalle università, in Svezia è il 17%, in Francia il 7%. Nel nostro paese solo uno studente su cinquanta vive in una residenza universitaria. Quanto alle borse di studio o ai prestiti agevolati, l'80% degli studenti italiani non riesce ad avere né le une né gli altri, contro il 4% degli olandesi e il 17% degli americani. Succede così - evidenzia l'economista Roberto Perotti - che "l'università italiana è frequentata in prevalenza dai ricchi, che si vedono finanziati i propri studi gratuiti dalle tasse di tutti, compresi i più poveri".

Un altro problema endemico del nostro Paese, ha rilevato la Commissione Europea con uno studio sulla flexicurity, è il livello di sicurezza sociale molto basso e il livello di flessibilità medio alto. Come scrivono Tito Boeri e Pietro Garibaldi nel libro Un nuovo contratto per tutti, "la flessibilità rischia di degenerare in precariato quando il passaggio da un lavoro all'altro, o meglio, da un contratto a tempo determinato a un altro, non è il risultato di una scelta personale che ha l'obiettivo di migliorarsi, di crescere professionalmente, di guadagnare di più, ma quando è invece un obbligo indotto da un mercato del lavoro rigido".
Accade così, soprattutto in Italia a corto di adeguati ammortizzatori sociali, che la maggior parte dei giovani - in cerca del primo impiego o di passaggio da un contratto all'altro - non percepisce alcun aiuto da parte dello Stato, a differenza del lavoratore a tempo indeterminato tutelato invece dalla liquidazione e dall'assegno di disoccupazione o dalla cassa integrazione. Non è più accettabile - scrivono Iezzi e Tornabuoni - che "a parità di mansioni il collaboratore parasubordinato e il lavoratore a termine guadagnano meno di quello assunto a tempo indeterminato".
In una bellissima scena dell'ultimo film di David Fincher, The Social Network, il presidente di Harvard Larry Summers dice a due suoi studenti: "Qui i laureati pensano che sia meglio inventarsi un lavoro che trovarne uno". Parole sante: peccato che in Italia, come evidenzia nel libro il presidente dei giovani di Confcommercio Paolo Galimberti, "le banche preferiscono finanziare le garanzie, non le idee". Paese che vai, usanze che trovi.

venerdì 28 gennaio 2011

Just Like a Man



The Conspirator

Primo trailer del nuovo film di Robert Redford sull'omicidio di Abraham Lincoln.

Rolling in The Deep

Oh Yeah

The Go! Team

Adele is cool!

The (Real) King's Speech



Un Gelido Inverno

Occhio a questo film per la serata degli Oscar.

I followed that Dream

If It Were My Home

E se non fossimo nati in Italia come ce la saremmo passata? Basta andare su IfItWereMyHome e scegliere qualsiasi altra nazione al mondo per scoprirlo.

giovedì 27 gennaio 2011

Who fix the World? The Yes Men, of course

Si travestono da impiegati del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) per intrufolarsi all'interno delle corporation e svelarne i meccanismi più perversi: sono gli Yes Man.

WikiRebels

Il documentario su Julian Assange è liberamente visibile su YouTube.

His Way Street

Bruce goes acoustic

Anche se con qualche piccolo inciampo, il Boss riesce sempre ad emozionare solo con voce e chitarra.

The Boss is coming to Europe?

Si vocifera che Bruce Springsteen possa fare nel 2011 un concerto niente di meno che in Croazia. Troppo bello per crederci.

Quentin begins

Questo è il primo film di Quentin Tarantino, mai uscito nelle sale, dal titolo My Best Friend's Birthday. Correva l'anno 1987.

Fab Fourology

Mary-Lu Zahalan-Kennedy è la prima laureata del master in The Beatles, Popular Music and Society della Liverpool Hope University. Quali saranno gli sbocchi occupazionali?

Million Dollar Oscar

Una candidatura agli Oscar come miglior film non è solo una mera questione artistica, anzi: sembrerebbe che i fortunati nominati registrino, dopo la nomination, un incremento dei guadagni al box office pari al 22,2%. In soldoni stiamo parlando di ben 20,3 milioni di dollari.

War on Terrorism

All'Università del Colorado stanno sviluppando in collaborazione con il Pentagono un particolare tipo di piante capaci di individuare, cambiando colore, eventuali bombe nelle vicinanze.

Mega City

In Cina stanno progettando una metropoli di 42 milioni di persone unendo insieme ben nove città.

Natural Born Citizen

La repubblicana Judy Burges vorrebbe introdurre una legge in Arizona che obblighi chiunque voglia candidarsi a Presidente degli Stati Uniti a dimostrare di essere un natural born citizen. Obama potrebbe avere qualche problemino.

It wasn't easy

Il governatore del Minnesota, Tim Pawlenty, ha le idee chiare. Forse sin troppo.

Everyday Music

Considerando che...

mercoledì 26 gennaio 2011

La febbre degli Oscar

Che il toto-Oscar abbia inizio. Manca giusto un mese alla serata di gala del 27 febbraio al Kodak Theatre di Hollywood, ma con l'annuncio (ancora caldo) delle nomination si comincia già a scommettere sui possibili vincitori e sconfitti di questa attesa 83esima edizione.

Partiamo con la conta dei più nominati. È battaglia aperta tra Il discorso del re (con 12 nomination) e Il Grinta (fermo a 10). Tom Hooper contro i fratelli Joel e Ethan Coen, Europa (o meglio Gran Bretagna) contro Stati Uniti, due pellicole già osannate dalla critica d'oltreoceano che in Italia usciranno tra fine gennaio e inizio febbraio: da una parte la storia del Re inglese Giorgio VI con gravi problemi di balbuzie, interpretato da un Colin Firth in odore di Oscar come migliore attore protagonista, e dall'altra il remake in perfetto stile Coen del film Il Grinta (anno 1969) che valse l'unico Oscar al grande John Wayne.

Chi vincerà la statuetta per il miglior film? A dire il vero la contesa sarà ben più dura, visto che tra gli altri nominati ci sono pellicole come il pluripremiato ai Golden Globe The Social Network diretto da David Fincher e sceneggiato da Aaron Sorkin, il mastodontico (per incassi e costi di produzione) Inception di Christopher Nolan, il misterioso Black Swan (in Italia Il cigno nero) con una conturbante Natalie Portman, il divertente Toy Story 3 (terza volta nella storia di un cartone animato candidato a miglior film dopo La Bella e la Bestia e Up), The Fighter con Mark Whalberg e Christian Bale (candidato come miglior attore non protagonista nei panni di un tormentato allenatore di boxe), il frenetico e ben girato 127 ore di Danny Boyle (escluso però dalla lista dei migliori registi), I ragazzi stanno bene con la coppia di attrici Annette Bening e Julianne Moore (la prima in corsa come miglior attrice protagonista a discapito della seconda), e infine il vincitore dello scorso Sundance Film Festival, Winter's Bone, che magari potrebbe fare la parte del leone come The Hurt Locker nel 2010.

Chi succederà invece a Kathryn Bigelow per la miglior regia? Molti scommettono su David Fincher per The Social Network o su Tom Hooper per Il discorso del re, ma a gareggiare ci sono di nuovo i prolifici fratelli Coen con la loro rivisitazione di Il Grinta, Darren Aronofsky per Il cigno nero e David O. Russell per The Fighter.

A presentare la cerimonia saranno i giovani (e debuttanti) Anne Hathaway e James Franco: quest'ultimo potrebbe anche salire sul palco come miglior attore protagonista per la candidatura nel film 127 ore, ma dovrà vedersela con altri (e ben più favoriti) nominati come Colin Firth per Il discorso del re, Jeff Bridges per Il Grinta, Xavier Bardem per il film messicano Biutiful e Jesse Eisenberg nei panni della Person of the Year 2010 secondo la rivista Time, ossia Mark Zuckerberg protagonista di The Social Network. Peccato che l'Academy si sia completamente dimenticata dell'istrionico Paul Giamatti/Barney Panofsky protagonista nel simpatico La versione di Barney.

Capitolo attrici: tra le migliori protagoniste abbiamo, oltre ad Annette Bening, Nicole Kidman per Rabbit Hole, la futura mamma Natalie Portman per Il cigno nero, l'ex compagna del compianto Heath Ledger, Michelle Williams, per il film Blue Valentine e Jennifer Lawrence per Winter's Bone. Tra le migliori non protagoniste, invece, da evidenziare la superba Jacki Weaver per Animal Kingdom, seguita da Amy Adams e Melissa Leo per The Fighter, Helena Bonham Carter per Il discorso del re e la giovanissima e sorprendente Hailee Steinfeld per Il Grinta. Come migliore attore non protagonista è molto favorito Christian Bale per The Fighter, ma anche Jeremy Renner per The Town diretto da Ben Affleck (uno dei grandi esclusi dalle nomination) e Geoffrey Rush per Il discorso del re. A seguire John Hawkes per Winter's Bone e Mark Ruffalo per I ragazzi stanno bene.

Tra tutte le categorie, i due superfavoriti restano Aaron Sorkin per la migliore sceneggiatura non originale di The Social Network e l'ennesimo capolavoro della Pixar Toy Story 3 per la sezione miglior cartone animato. Gara apertissima, invece, per i candidati a miglior film straniero: in odore di Oscar il danese In un mondo migliore e il canadese La donna che canta (Incendies), ma con buone possibilità anche Biutiful del messicano Inarritu. La statuetta per il miglior documentario potrebbe andare invece a Inside Job (sulle cause della crisi economica mondiale) oppure a Exit Through The Gift Shop sulle tracce del celebre writer inglese Banksy.

Intanto sul web comincia a diffondersi l'amarezza per la mancata (e ingiusta) esclusione di Christopher Nolan dalla cinquina dei migliori registi nonostante la candidatura a miglior film di Inception. Qualcuno già vocifera, scherzando, che Nolan non sia riuscito ad impiantare nella mente dei membri dell'Academy l'idea di autonominarsi come best director. Peccato: sarà per la prossima volta!

Le speranze di un reporter

Per spiegare chi è Giorgio Fornoni diamo la parola a Giorgio Fornoni, che in un'intervista a Stefano Lorenzetto su Il Giornale ha detto: "Sono un viandante della vita, forse un pellegrino". Per capire ancora meglio, Chiarelettere ha da poco pubblicato un cofanetto dedicato al reporter scoperto qualche anno fa da Milena Gabanelli, un giornalista senza tesserino e amante dei viaggi alla ricerca della sofferenza che il resto del mondo dimentica troppo in fretta.

Il motto di Fornoni è uno solo: "Stare vicino all'umanità che soffre". Una filosofia di vita che si intuisce bene dal bel documentario di Gianandrea Tintori dal titolo Ai confini del mondo, ad evidenziare ancor meglio la specificità di un reporter sui generis capace di andare ovunque a scovare pezzi di umanità violata, soprattutto negli invisibili (agli occhi distratti dei media tradizionali) angoli martoriati della Terra.

Partendo da Ardesio, piccolo paese in provincia di Bergamo tra le montagne della Val Seriana, è lo stesso Giorgio Fornoni ad accompagnarci per mano nel suo mondo fatto di silenzi e riflessioni lontano dal caos delle grandi città. Ed è proprio ad Ardesio che il reporter senza confini è ritornato per fare il sindaco e per portare un pizzico del suo sogno di umanità anche nel recinto della politica. Come scrive nel libro allegato al cofanetto lo storico, nonché amico di Giorgio, Valerio Massimo Manfredi: "Fornoni è abbastanza pazzo da credere che gli ideali possano prendere corpo". Quella stessa dose (minima) di pazzia mista a coraggio che ha permesso al giornalista di battere nel corso degli anni i teatri di guerra, e di ingiustizia sociale, più pericolosi al mondo: dall'Afghanistan all'Angola in agitazione per i brogli elettorali, dal Kurdistan al Perù del traffico di cocaina, dalla Cambogia alla Liberia della guerriglia urbana, dalla Cecenia in stato d'assedio all'Eritrea in conflitto contro l'Etiopia, fino al Congo dello sfruttamento selvaggio delle preziose materie prime e alla Cina, all'Iran e agli Stati Uniti della pena di morte legalizzata.

Viaggi al termine della speranza, dove Giorgio Fornoni ha cercato di testimoniare con l'inseparabile telecamera la verità che ha origine dalla sofferenza. Una verità sulle guerre che, secondo il reporter di Ardesio, sono tutte uguali, sempre alla presenza di due nemici a contendersi il potere e la povera gente costretta a pagare il prezzo più alto. Ed è in questi scenari tragici che si inserisce alla perfezione il reportage dal volto umano di Giorgio Fornoni, al quale interessa molto di più mostrare i visi di quella sofferenza anziché perdersi in pompose analisi geopolitiche spesso fini a se stesse.

E il ritorno nella sua Ardesio diventa così un modo per ripartire alla ricerca di nuove storie non raccontate, perché "quando vedi l'uomo che soffre - ammette Fornoni - non puoi tornare a casa e dimenticare". Questo è il bello del mestiere più affascinante del mondo, il mestiere del reporter libero, sempre pronto a seguire le passioni del proprio cuore e senza mai perdere ciò che l'umanità ha di più prezioso: la speranza.

He was ready for New York

Esattamente 50 anni fa, nel gennaio del 1961, Bob Dylan approdò a New York City. Il resto è Storia.

Come On, Rise Up

Le autorità egiziane avrebbero bloccato l'uso di Twitter dope le prime avvisaglie di rivolta in stile Tunisia.

That's ridiculous!

Un senatore di New York, Karl Kruger, ha proposto di vietare ai pedoni di ascoltare musica con i lettori mp3 o di parlare al cellulare mentre attraversano la strada. Motivo: diverse persone hanno perso la vita per la loro distrazione. Per chi sgarra, ci sarà una multa pari a 100 dollari. "That's ridiculous", è stato il commento di una newyorker intervistata alla Tv.

Crazy World

lunedì 24 gennaio 2011

127 ore

Aprile 2003. Il ventiseienne Aron Ralston (James Franco) parte per un weekend solitario tra le gole del Canyonlands National Park nello Utah. Il paesaggio è mozzafiato, il sole batte senza tregua, tutto perfetto per l'hobby preferito dal giovane americano innamorato della natura selvaggia. In sella a una bicicletta Aron corre a più non posso, cade a terra ma non si scoraggia, pronto ad immortalare con la sua macchina fotografica ogni singolo attimo di questa avventura che si tramuterà in incubo.

Danny Boyle ci sa fare, come al suo solito, e anche nell'ultimo film 127 ore il ritmo non manca. La musica, il montaggio schizofrenico e le inquadrature virtuose non spezzano (quasi) mai il filo di un racconto zeppo di contenuti nonostante la velocità della storia. Tutto è perfetto nei primi, fantastici minuti di 127 ore: Aron incontra due ragazze nel canyon, le fa da guida, si divertono a tuffarsi in una gola profondissima dove si nasconde un laghetto incontaminato, ma lo spettatore sa già che questa perfezione apparente è destinata ad interrompersi, anche bruscamente.

Il film di Danny Boyle procede per contrasti e analogie: da una parte la solitudine di Aron a richiamare il panorama di una natura disabitata, dall'altra la velocità delle prime sequenze in netta contrapposizione con la calma piatta dell'incubo che intaccherà il weekend da sogno di Aron. Un incubo che non tarda ad arrivare, quando il protagonista inciampa e cadendo si ritrova intrappolato in una gola profonda con la mano incastrata tra le rocce. A questo punto compare sullo schermo il titolo del film, 127 ore appunto, a voler evidenziare ancora meglio la portata dell'avventura da incubo di Aron.

E qui ha inizio il viaggio fisico e interiore che Danny Boyle fa intraprendere al protagonista, riuscendo con maestria a coprire quasi tutti i giorni di prigionia forzata del ragazzo con trovate registiche e di sceneggiatura degne di nota. Non manca l'ironia a caratterizzare ancora meglio un personaggio alle prese con la propria vita minacciata dalla fame, dalla sete, dal freddo e dal dolore. Non manca la crudezza di certe sequenze chiave nel prosieguo dell'incubo di Aron. Solo a tratti si perde un po' il filo tesissimo della storia, soprattutto durante l'immersione in alcune scene oniriche (e meno riuscite perché più artificiose) del film.

Per il resto, davvero notevole è la prova dell'attore protagonista James Franco, ottimo interprete di quel Alan Ralston realmente esistito, autore del bestseller Between a Rock and a Hard Place dove ha raccontato il suo viaggio più lungo da fortunato sopravvissuto.
Voto ***1/2

Old Fashioned Cheerleading


Just Relax

Alex Tew, con il suo nuovo sito Do Nothing For 2 Minutes, ci sfida a stare fermi online per 120 secondi. Mission Impossible?

domenica 23 gennaio 2011

Obama Robber

C'è un uomo, in Austria, che con una maschera di Obama sul volto sta svaligiando un po' di banche.

Think Different

sabato 22 gennaio 2011

Resistere, Resistere, Resistere

End of "The World"

Il famoso World di Dubai, l'arcipelago di isole costruito a immagine e somiglianza del nostro pianeta, sta lentamente sprofondando nel mare.

venerdì 21 gennaio 2011

Funny Animal Kingdom

Buon viaggio Alan!

Alan Taylor, il fondatore dello splendido The Big Picture del Boston Globe, si è trasferito al The Atlantic con la sua nuova rubrica fotografica In Focus. Have a safe trip, Alan!

I Know I Should Know Better

Mi piace questo Shane Tutmarc & The Traveling Mercenaries. Qui il sito ufficiale.

Wake Up Everybody

Oslo, Norway

Human Planet

Questa nuova serie di documentari della BBC si intitola Human Planet.

Her name is trouble

Keren Ann - My name is trouble

Mine Smell Like Honey

Ecco la nuova canzone dei REM: si intitola Mine Smell Like Honey. Qui altre anticipazioni dall'album Collapse Into Now in uscita il prossimo 7 marzo.

Jack Bauer is coming back

Kiefer Sutherland ha confermato che il (nuovo) film di 24 si farà.

giovedì 20 gennaio 2011

50 Years Ago

Il Guardian ripubblica un pezzo scritto dallo storico corrispondente Max Freedman, in occasione del 50esimo anniversario del giuramento di John Fitzgerald Kennedy come presidente degli Stati Uniti d'America. Correva l'anno 1961.

Six more books for Dylan

Il menestrello di Duluth, Bob Dylan, ha raggiunto un accordo con l'editore Simon & Schuster per scrivere sei libri, tra i quali altri due volumi dell'autobiografia Chronicles più un altro sulla sua trasmissione radiofonica. Ma i restanti tre di cosa parleranno?

Beach Garbage Hotel

A Madrid hanno aperto un albergo ricoperto completamente di spazzatura.

mercoledì 19 gennaio 2011

Slippin' and Slidin'


Justin Townes Earle è il figlio del leggendario Steve Earle.

Cool!

To be or not to be (American)?

Il governatore delle Hawaii, Neil Abercrombie, non riesce a trovare il certificato di nascita del presidente Barack Obama. Ora sono cazzi!

Houston, we have a problem

Se volate con Ryanair non dimenticate di stampare il boarding pass altrimenti sarete costretti a pagare 40 euro in più. Ora, però, un giudice spagnolo ha deciso che questa sovratassa è illegale. Chi l'avrà vinta?

From China To America

Agli studenti cinesi piace davvero tanto studiare negli Stati Uniti.

A caccia di Tornado

Negli Stati Uniti il cacciatore di tornadi ha un nome e un cognome: Sean Casey.

Viaggio al centro delle Terra

Werner Herzog ha girato in 3D un nuovo documentario - Caves of Forgotten Dreams - sul suo viaggio tra le pitture rupestri delle splendide grotte di Chauvet, nel sud della Francia.

No Country for Facebook

Mentre Facebook, la creatura del geniaccio 26enne Mark Zuckerberg con sede a Palo Alto in California, sta per raggiungere la cifra di 600 milioni di membri a livello globale, in Giappone sembra che il social network più famoso al mondo non abbia attecchito ancora. Secondo una analisi del sito Socialbakers, meno del 2% della popolazione online giapponese utilizza Facebook.

Poker Deficit

In California stanno pensando, per ripianare l'enorme buco di bilancio, di legalizzare l'Internet Poker. In dieci anni verrebbero raccolti circa 1 miliardo di dollari.

Never Ending Surf

Suggestive immagini provenienti direttamente dall'Alaska, dove alcuni surfisti son riusciti a cavalcare delle (particolari) onde per ben 5 miglia.

Scandal in Germany

Questa scultura di una poliziotta che urina sta creando scalpore in Germania. L'opera, intitolata Petra, ha ricevuto un riconoscimento pari a 1000 euro . "It shows very well the difference between the public sphere and the private sphere", ha detto la giuria della Leinemann Foundation for fine arts che ha assegnato il premio. L'autore si chiama Marcel Walldorf.

Into the Wild

Quest' uomo è riuscito a vivere per un anno insieme a dei lupi. E' ancora vivo!

No Sex, please!

In Giappone si starebbe verificando, soprattutto nei ragazzi tra 16 e 19 anni, un brusco calo del desiderio. Sessuale, s'intende!

Twitter-obituary

Why are you learning poetry?

-30°

No more smoking, please!

In Europa, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, gli uomini muoiono prima delle donne soprattutto a causa di malattie derivanti dal fumo.

La nuova frontiera dell'auto?

Fra qualche anno guideremo le nostre auto senza davvero guidarle? Guardate questo video!

Crazy America

Qui siamo nella metropolitana di New York: non potevano farlo anche quando ci son stato io per tre mesi?

Beautiful

martedì 18 gennaio 2011

Vallanzasca - Gli Angeli del Male

di Paolo Massa
“Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è predisposta unicamente per l’autoflagellazione”. Inizia con questa citazione di Truman Capote l’ultimo, potente film di Michele Placido Vallanzasca – Gli angeli del male. L’autoflagellazione di Renato Vallanzasca - il boss della Comasina condannato a una pena definitiva di 260 anni di carcere per omicidi, sequestri di persona, rapine, evasioni, scontri a fuoco e sommosse carcerarie - ha inizio da bambino, quando a soli nove anni viene portato per piccoli furti in un carcere minorile.
Il regista ce lo racconta attraverso flashback che, a partire dal Vallanzasca rinchiuso nel 1985 in una cella di isolamento del carcere di Ariano Irpino, ci conducono nei meandri di una mente non facilmente inquadrabile, libera e anarchica al punto da far dire al protagonista interpretato da un incredibile Kim Rossi Stuart: “C’è chi nasce scarafaggio, chi scienziato, chi Santa Maria Teresa di Calcutta, io sono fatto per fare il ladro”. Questo è il dono posseduto da Renato Vallanzasca, un dono che lo porterà dritto al vertice della malavita milanese degli anni Settanta contro il mafioso Francis Turatello (Francesco Scianna), detto Faccia d’Angelo. Un dono che nell’arco di un decennio lo farà sprofondare nella solitudine più buia di una cella di massima sicurezza, dove arriveranno le lettere della tante ammiratrici con le più improbabili proposte, anche di matrimonio.
Michele Placido riesce a tratteggiare bene un personaggio televisivamente fortissimo, capace di parlare con le sue insensate gesta a un Paese intero, testimone indifeso di una violenza inspiegabile e primitiva. Si legge all’inizio della pellicola: “In questo film non troverete la verità sul caso Vallanzasca. Perlomeno non ne troverete una sola. Perché questo è un film non è un’inchiesta. Non condanna. Non assolve. Racconta una storia. La storia di una banda, la storia di una Milano che non esiste più, ma restano veri e crudi il dolore di chi ha subito queste violenze”.
E proprio qui il regista fa centro, confezionando una pellicola divertente, ben girata e ben recitata, senza alcuna morale tipica di certe cine-biografie a sfondo storico fine a se stesse, dove la sola voglia di dirigere un buon film, non un manifesto politico, riesce a non annoiare lo spettatore, nonostante alcune sequenze un po’ sopra le righe. Resta impresso sullo schermo il volto schizofrenico di un uomo che fino all’ultima evasione ha voluto vivere una vita senza regole, anche a costo di vedere il suo lato oscuro un po’ pronunciato rabbuiarsi ancor di più dietro le sbarre di un carcere di massima sicurezza della provincia italiana.
Voto ***1/2

La versione di Barney

Nel bel libro di Mordecai Richler La versione di Barney, ultimo della sua vita da scrittore, c'è una citazione di Samuel Johnson che al reverendo Thomas Wharton scrisse: "Il fatto è che la morte non ascolta le nostre suppliche, né tiene in alcun conto le scadenze dei mortali". E chi c'è di più mortale di Barney Panofsky, protagonista indiscusso del romanzo dello scrittore canadese originario di Montreal?

Ora quello stesso Barney è appena sbarcato sugli schermi cinematografici italiani interpretato da un irresistibile (e da Oscar) Paul Giamatti, vera colonna portante della pellicola diretta da Richard J. Lewis. La sfida non era delle più facili, ossia portare al cinema uno degli autori più osannati dai fan in giro per il mondo e soprattutto uno dei loro antieroi per eccellenza, quel Barney produttore di film completamente inutili (Totally Unnecessary Productions, così si chiama la sua fantomatica casa di produzione), affascinante al punto da convolare a nozze per ben tre volte. Vedere perciò un attore del calibro di Paul Giamatti, di certo non il più bello su piazza, fa anche piacere e incoraggia i più sfortunati in quanto a fascino a sperare di essere almeno un pizzico fortunati in amore come il nostro Barney Panofsky.

Ci vorrebbe, però, la stessa dose di spregiudicatezza che il grottesco Don Giovanni nato dalla penna di Richler sprizza da ogni poro della sua pelle, e che il bravissimo Paul Giamatti riesce a rendere dalla prima all'ultima scena nonostante qualche caduta di stile del film. Sin dall'inizio si nota, infatti, che il regista ha voluto seguire per filo e per segno la trama così come articolata dallo scrittore canadese, quasi per paura di scontentate l'ampio pubblico di lettori e assumendo a tratti un piglio didascalico al fine di raccontare la storiella nient'altro che la storiella. A perderci è soprattutto la sottotrama che vede coinvolto il protagonista nella misteriosa scomparsa del suo migliore amico Boogie: l'avrà mica ucciso Barney, si chiedono tutti, famiglia compresa? A differenza del libro, invece di ambientare la parabola europea di Barney a Parigi, l'azione si sposta nella più mondana Roma (per mere questioni produttive: leggi alla voce Fandango).

La prima metà del film, almeno fino al (terzo) matrimonio di Panofsky con Miriam (la donna che lo farà diventare anche padre), è davvero spassosa: imperdibili i duetti con il padre, interpretato da un bravo Dustin Hoffman. A lungo andare, però, sembra prendere il sopravvento un eccessivo tasso di romanticismo che fa perdere alla figura di Barney quella sfacciataggine che l'aveva contraddistinto, nel bene e nel male, sin dall'inizio del racconto. Resta però impresso negli occhi dello spettatore quel sorriso sbarazzino di un uomo fragile, sregolato, donnaiolo, bambino, fumatore incallito e alcolizzato instancabile nonostante la malattia che avanza e la morte che chiede il conto alla vita, una vita superba di un antieroe dalle sembianze umane, troppo umane.

Voto ***

La stagione degli amori

di Paolo Massa

Guardando il documentario La stagione dell'amore di Antonio e Lorenzo Scurati è inevitabile fare un paragone con i Comizi d'Amore di Pier Paolo Pasolini. L'ombra del regista e scrittore corsaro aleggia sul lavoro edito dalla Fandango, pubblicato per cercare di spiegare come gli italiani vivono oggi la loro vita affettiva. Compito arduo in questi tempi sbandati che stiamo attraversando tra mille incertezze e poche convinzioni, forse anche tutte sbagliate.

Scrive Antonio Scurati nella prefazione al libro La reinvenzione dell'Amore contenuto nel cofanetto: "Il Pasolini dei Comizi d'amore aveva ragione e proprio per questo non può più essere un nostro maestro. Il profeta della mutazione antropologica, della crisi epocale, aveva visto giusto ma noi oggi viviamo dentro la sua profezia, noi siamo la sua profezia dopo che si è avverata e, proprio per questo motivo, lui si allontana irrimediabilmente da noi". A dire il vero, però, il documentario inizia con la voce di Pasolini a porre le domande scomode, in un'Italia bigotta come quella degli anni Sessanta, alle quali rispondono gli italiani di oggi (uomini, donne, ragazzi e ragazze) antropologicamente lontani anni luce dai loro antenati di qualche decennio fa.

In un viaggio estivo, da giugno a settembre, lungo il nostro Paese, Antonio Scurati intervista numerose persone per farsi raccontare come vivono l'amore, cosa pensano della famiglia e di avere eventualmente dei figli, che peso danno al tradimento, nel tentativo di abbozzare un quadro dei rapporti amorosi nella nostra società del consumismo e del benessere a tutti i costi. Ne esce così un ritratto veritiero e genuino della gioventù d'oggi (e non solo), visto che ad essere intervistati sono anche uomini e donne di mezz'età, chi single per scelta chi invece ad un passo dal matrimonio, in un palleggio di dichiarazioni tra sacro (nel video compare anche l'arcivescovo Rino Fisichella) e profano a rendere La stagione dell'amore un documentario a tutto tondo sui sentimenti al tempo della comunicazione virtuale.

Sullo sfondo resta sempre il lascito di Pier Paolo Pasolini che in Comizi d'amore augurava ad una coppia in procinto di sposarsi: "Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore". Ma più che di coscienza, oggi si (stra)parla soprattutto di libertà, nella convinzione che "non siamo più liberi quando siamo noi stessi, ma diventiamo liberi quando smettiamo di essere noi stessi". Paradossale verità dei nostri confusi giorni vissuti tra palco e realtà, tra verità e finzione.

lunedì 17 gennaio 2011

In Her Dreams

Strepitoso ritorno di Stevie Nicks, dopo 10 anni di assenza, con questa sua vecchia canzone - Secret Love - ora riproposta in una versione più rockeggiante per il nuovo album In Your Dreams.

Martin's Dream

Bellissima galleria fotografica della Magnum dedicata al reverendo Martin Luther King.

domenica 16 gennaio 2011

Lucky John

Con queste parole, non particolarmente brillanti, John Fitzgerald Kennedy scrisse la lettera motivazionale per essere ammesso ad Harvard: "The reasons that I have for wanting to go to Harvard are several. I feel that Harvard can give me a better background and a better liberal education than any other university. I have always wanted to go there, as I have felt that it is not just another college, but is a university with something definite to offer. Then to, I would like to go to the same college as my father. To be a 'Harvard man' is an enviable distinction, and one that I sincerely hope I shall attain". Ambizioso il ragazzo, però!

Direzione Polo Sud

Centinaia di persone - tra turisti e avventurieri - si stanno preparando a raggiungere il Polo Sud per celebrare il 100esimo anniversario dall'arrivo di Roald Amundsen (14 dicembre 1911) e di Robert Falcon Scott (17 gennaio 1912) nel profondo Sud del Mondo.

One dollar at time

Uno studente della University of Colorado, Nic Ramos, ha pensato bene di pagare una rata dell'università in contanti: ben 14.309,51 dollari in banconote da 1 dollaro, una moneta da 50 centesimi e addirittura un penny! Tre persone hanno poi impiegato un'ora buona per contare tutto il denaro. "E' una cifra assurda di denaro", ha detto lo studente, che ha voluto dare così "alla scuola la possibilità di guardare con occhi diversi alle rate universitarie". Ben fatto, Nic!

Almost Italy

Secondo l'Economist, il Pil della California è (quasi) pari a quello dell'Italia. Chapeu!

2000-2010: The Best Documentary

The Documentary Blog ha stilato la classifica dei 50 migliori documentari dello scorso decennio: al primo posto c'è lo straordinario Grizzly Man di Werner Herzog. Un capolavoro assoluto che ho avuto la fortuna, a suo tempo, di vedere al cinema.

Qui sotto un commento illuminante di Enrico Ghezzi al film.

The Frontier is Everywhere

The best movie ever made

Letters of Note ha pubblicato la lettera di rifiuto che l'attrice Audrey Hepburn scrisse a Stanley Kubrick declinando l'offerta di recitare nel film su Napoleone Bonaparte. Correva l'anno 1968. In un'altra lettera, questa volta scritta dal regista americano un anno dopo, Kubrick si dice convinto di una cosa: "I expect to make the best movie ever made". Quel film non vide mai la luce. Qui si può leggere la sceneggiatura.

sabato 15 gennaio 2011

Les Savy Fav

Loro sono i Les Savy Fav.

Active Child

Si chiamano Active Child.

Harlem River Blues

Ghost Woman Blues

Potere

Ecco il trailer di Vlast, film documentario dedicato alla vicenda di Mikhail Khodorkovsky in Russia.

Waiting for the (new) Strokes

Il 22 marzo, a quanto pare, uscirà il quarto album (ancora senza titolo) degli Strokes. Il primo singolo dovrebbe debuttare già a febbraio. Qui sotto la mia canzone preferita della band newyorkese.