sabato 23 febbraio 2008

Il giovanilismo programmatico di Walter

Veltroni aggiunge ai «soldi in tasca» il tema dei giovani, il richiamo del giovanilismo. (...) il giovanilismo lo fa incappare nella sconsiderata promessa di «creare 100 campus (universitari) entro il 2010». Si vede proprio che in questa materia il Nostro «non mastica». Noi di università fasulle, puramente cartacee, ne abbiamo già troppe: un proliferare che si risolve nel creare un vergognoso diplomificio e il dilagare di docenti clientelari. E Veltroni si rende conto del costo? Perché anche le schifezze costano e sono voraci.

Giovanni Sartori

Disoccupati intellettuali

(...) nei call center ci sono tanti giovani con le classiche lauree deboli, giurisprudenza, lettere, scienza della comunicazione che non trovano uno sbocco e ripiegano su lavori non graditi. (...) Come riferisce la ricerca Excelsior del ministero del Lavoro le aziende cercano altri tipi di lauree e infatti assumono molti immigrati stranieri anche per lavori specializzati, con un elevato know how. In altre parole, il precariato non è colpa del tipo di lavoro o di contratto ma delle qualifiche e competenze che uno ha o non ha. Manca in Italia una cultura dell' orientamento del lavoro, ci si iscrive all' università per seguire l'amico, la fidanzata, senza pensare allo sbocco professionale... E il disoccupato intellettuale può rimanerlo più a lungo perché sono più alte le aspettative di carriera. Senza sottovalutare la pessima qualità della formazione universitaria.

Michele Tiraboschi

Fatevi sotto, studenti d'Europa

Cosa ne pensano gli studenti universitari dell’Unione Europea? O meglio, come la vorrebbero? Sarà possibile capirlo, almeno in parte, grazie al concorso “Europa e Giovani 2008” indetto dall’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia (Irse), che permetterà agli universitari (con meno di 27 anni) di tutta Europa - oltre che agli studenti delle medie superiori, inferiori e delle elementari – di cimentarsi nella stesura di elaborati originali su tematiche “europee”. Gli scritti, che per gli universitari e i neolaureati non dovranno superare i 20.000 caratteri (spazi inclusi), potranno essere inviati entro e non oltre il 22 marzo 2008 presso la sede dell’Irse a Pordenone (per maggiori informazioni consultare il sito http://www.culturacdspn.it/). Diverse le tracce proposte: dall’E-government alla ricerca scientifica comunitaria, dalle radici storiche dell’Unione alla vita dei lavoratori precari europei, fino alle differenze tra le università dei singoli stati membri. In palio premi in denaro da un minimo di 300 a un massimo di 600 euro. Che aspettate, allora? Fatevi sotto, studenti d’Europa.

venerdì 22 febbraio 2008

COUS COUS, un'esplosione di vita

Il nuovo film di Abdel Kechice, “Cous Cous”, non è dei più corti, anzi. Dura la bellezza di 151 minuti, ma li vale dall’inizio alla fine proprio tutti. Per chi non avesse visto la precedente pellicola – “La schivata” - del regista tunisino, “Cous Cous” sarà una gustosa rivelazione. Ispirandosi alla figura di suo padre, che avrebbe dovuto anche interpretare il ruolo del protagonista se non fosse morto prima delle riprese, Kechice ci racconta la storia di Slimane, un arabo sessantenne immigrato nella cittadina francese di Sète, vicino Marsiglia, dove lavora (con scarsi risultati, vista l’età) nel cantiere navale del porto. Di lì a poco, l’anziano operaio, vedendosi ridurre le ore lavorative, deciderà di licenziarsi per cominciare a sognare ad occhi aperti (ma non troppo) nella speranza di realizzare, con i soldi della liquidazione, un progetto molto particolare. Aprire un ristorante su una vecchia barca in demolizione, per offrire ai futuri clienti la specialità che tanto bene sa cucinare l’ex moglie, e madre dei suoi numerosi figli: il cuscus, naturalmente. Come andrà a finire l’impresa del vecchio maghrebino, sostenuto in questa avventura da un’adorabile ragazza, figlia della sua nuova compagna, interpretata magistralmente da un’affascinante Hafsia Herzi? Ecco un motivo, dunque, per non lasciarsi sfuggire al cinema questo autentico capolavoro di Abdel Kechice, impreziosito da sequenze capaci di immortalare su pellicola l’essenza della vita, fatta di sogni, speranze e delusioni. E una narrazione che si evolve in un crescendo di azioni, dialoghi e tensioni familiari che ci fanno sentire parte integrante della grande famiglia di Slimane. Con un finale memorabile, e non solo per l’indimenticabile danza del ventre della bella e brava Hafsa Herzi.

Ma quale moratoria?

La lista elettorale per la «moratoria dell’aborto » di Giuliano Ferrara —che pur sa ben distinguere fra peccato e reato — rischia di confondere la condanna dell’«aborto di Stato», in Cina, in India, nella Corea del Nord come coercitivo strumento pubblico di controllo collettivo delle nascite, e l’aborto, come legittima scelta individuale della donna, da noi.

Piero Ostellino

Superdelegati decisivi?

Se B.O. (Barack Obama, ndr) dovesse chiudere in testa la stagione delle primarie (...) sarà molto difficile, per i "superdelegati" di partito, preferirgli Hillary alla convention di Denver. Rischierebbero di deludere il nuovo, efferscente elettorato democratico, che in novembre non andrebbe a votare. Allora sì che potrebbe vincere McCain che è, dal punto di vista repubblicano, il miglior candidato possibile.

Beppe Severgnini, Corriere della Sera Magazine

mercoledì 20 febbraio 2008

The Times They're A-Changin'

Un tempo c'era un solo modo per leggere il New York Times: lo compravi, ti sedevi e lo leggevi dall'inizio alla fine. Se non lo leggevi tutto ti sentivi in colpa, e questo è uno dei motivi per cui molti preferivano non comprarlo. Io lo leggo ancora così, ogni mattina dalla prima all'ultima pagina. Ma oggi possiamo finire su Google, imbatterci in un articolo del Times, dargli un'occhiata e andare avanti. Oppure possiamo visitare il sito per controllare l'orario del cinema e leggere le recensioni. Se un temporale blocca la metropolitana possiamo leggere il blog e scoprire in tempo reale quale linea funziona, raccogliendo le notizie che le persone mandano via telefonino dalle stazioni della metropolitana. Sta nascendo un nuovo modo di leggere il giornale e io lo trovo entusiasmante. Ovviamente non ha più senso aspettarsi che la gente lo legga perchè si sente moralmente obbligata.

Ariel Kaminer, Internazionale n. 730

lunedì 18 febbraio 2008

(In)giustizia infinita

So che i magistrati del penale e quelli del civile sono categorie distinte. Ma coloro che difendono l'unicità della carriera dovrebbero forse spiegare ai loro connazionali perchè la prossima udienza di certe cause civili sia stata fissata, in questi mesi, al 2020.

Sergio Romano

Presente, passato e futuro

L'amore dell'innamoramento abbraccia tutto: il presente, il passato e il futuro. Mescola il tempo e lo spazio per cui abbiamo l'impressione di aver amato il nostro diletto anche quando non ci conosceva ancora, anche quando magari stava con qualcuno.

Francesco Alberoni

Aumentano gli studenti (italiani) all’estero

“Dagli imprenditori che sempre più numerosi stanno spostando i propri interessi produttivi e soprattutto commerciali sui mercati internazionali ai tanti giovani che scelgono di intraprendere il proprio percorso di studio e di lavoro al di fuori dai confini patri”, si legge nell’ultimo rapporto Censis per l’anno 2007, “la sensazione che emerge è che flussi sempre più consistenti di italiani stiano ormai indirizzando e riorganizzando le proprie strategie di sviluppo, di business, di investimento all’estero”. E per quanto riguarda in particolare gli studenti universitari? Secondo il suddetto rapporto, ben 38.690 studenti italiani si sono iscritti, nel 2006, in atenei stranieri, prevalentemente in quelli tedeschi (19,9%), austriaci (16,1%), inglesi (13,7%), svizzeri (11,6%), francesi (10,4%) e statunitensi (8,8%). Sul fronte della mobilità internazionale Socrates/Erasmus, invece, nell’anno accademico 2005-2006 sono stati 16.389 gli studenti universitari italiani – provenienti da facoltà linguistiche (19,7%), sociali (13,5%), economiche (10,4%) e ingegneristiche (10,2%) - che hanno usufruito di borse di studio. Non a caso l’Italia si è attestata al quarto posto – dopo Francia, Germania e Spagna – tra le nazioni da cui sono partiti più studenti Erasmus. Ben 92.010, dal 2001 al 2006, solo nel Belpaese.

Addio (ritardato) alle lunghe file in segreteria

I servizi telematici offerti dalle università italiane – prenotazione online degli esami, immatricolazione via web, comunicazioni circa eventuali cambi d’orario delle lezioni – sono davvero un valore aggiunto per gli studenti universitari italiani? O sarebbero meglio le vecchie e lunghe file in segreteria? Di certo, almeno quando ci sono, i servizi telematici sarebbero ben graditi dagli studenti, soprattutto quando permettono di sbrigare alcune pratiche burocratiche da casa propria, senza dover andare per forza in facoltà. Ma ci sono, alla fin fine, questi servizi? E’ quello a cui ha cercato di rispondere un sondaggio realizzato da Studenti.it. I risultati son questi: per il 51% degli intervistati “è possibile iscriversi, pagare le tasse, registrarsi agli esami e contattare i professori, tutto online”; per il 27% “sono disponibili solo alcuni servizi online”; per il 14%, invece, “ci sono servizi online ma non funzionano”; il 6%, dulcis in fundo, lamenta la mancanza totale di servizi online nei propri atenei. Per questi ultimi, a quanto pare, la fila in segreteria sarà ancora la prassi. Ma per quanto tempo ancora?

L’Università “sotto zero”

Qual è l’università più a nord del pianeta Terra? Di certo la University Centre of Svalbard in Norvegia, sita a Longyearbyen, capoluogo di 1500 abitanti dell’arcipelago delle Svalbard, sotto il circolo polare artico. Pensate che ospita ben 300 studenti da tutto il mondo, permettendo loro di studiare sul campo gli effetti (catastrofici) che il riscaldamento climatico sta avendo sull’ambiente. Ma non crediate che la vita accademica, lassù, sia una passeggiata. Anzi. Basti pensare che due volte all’anno è obbligatorio seguire addirittura dei corsi di sopravvivenza, ad esempio per imparare a curare le lesioni da congelamento oppure per evitare spiacevoli incontri ravvicinati con gli orsi polari. Proprio per questo ogni studente deve avere un fucile personale. L’università è gratuita, ma l’inverno (sempre al buio) dura quattro mesi. Per non parlare delle temperature proibitive fino a 50 gradi sotto zero.

Stipendio d’oro per Martin Amis

Se un’università assumesse professori prestigiosi, di certo la sua attrattiva nei confronti degli studenti crescerebbe non poco. Ma è anche vero che i suoi bilanci (magari già in passivo) si assottiglierebbero ancor di più. Basti pensare, ad esempio, all’Università di Manchester, che ha assoldato come professore di scrittura creativa lo scrittore Martin Amis per la bellezza di 3 mila sterline (circa 4 mila euro) l’ora. Per un totale di 28 ore, durante le quali l’autore dovrà tenere 12 seminari post-laurea, quattro lezioni pubbliche e una conferenza per il periodo estivo. C’è da dire, a onor del vero, che anche grazie all’apporto di Martin Amis, il numero degli studenti di scrittura creativa – a fronte di un costo per l’iscrizione pari a 3 mila sterline – è cresciuto da 100 a 150. Ma lo sapete che l’ateneo inglese, per ovviare ai problemi di bilancio, ha deciso però di tagliare 600 posti di lavoro?

Alla ricerca dei pensieri altrui

Vi piacerebbe leggere i pensieri di altre persone, magari per saperne il giudizio – si spera positivo – che hanno su di noi? Forse, a pensarci bene, sarebbe meglio rimanere nel dubbio, anche perché, oggi come oggi, quel sottile velo di mistero non ci ha ancora tolto il gusto di conoscere nuova gente con cui scambiare quattro chiacchiere. E se vi dicessero, invece, che i ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, con l’ausilio di uno scanner e di un computer, hanno trovato il modo di scoprire a cosa sta pensando il nostro cervello? A dire il vero, però, le ricerche sono ancora ai primi passi. Infatti, secondo quanto riferisce il Daily Mail, i ricercatori americani sono riusciti soltanto a carpire i pensieri in risposta ad alcune immagini di edifici ed utensili. “Speriamo”, ha dichiarato la studiosa Svetlana Shinkareva, “di poter identificare non soltanto i pensieri associati a immagini ma anche quelli connessi prima a parole e poi a frasi”.

domenica 17 febbraio 2008

Un amore sul Mississippi

E' uscito l'ultimo album - PICA! - di Davide Van de Sfroos. Ascoltate questa sua dolcissima canzone, dal titolo New Orleans, dedicata all'omonima città americana e a un amore sbocciato sulle rive del Mississippi. Qui sotto il testo in italiano tradotto dal dialetto laghée.


Sei cresciuta in palude, insieme ai coccodrilli e a tuo fratello, mi hai detto che tuo padre ha tre fucili, ma ormai ho un cuore di trenta chili e posso anche farmi sparare…
E io ho comperato un cappello di paglia e una cravatta con le farfalle disegnate… E poi ti ho portato una collana con tutte le perle in fila indiana, la più bella di New Orleans.
E proprio adesso che mi mostri un sorriso, la radio parla di questo cielo che diventa sempre più cupo, e proprio adesso che tieni stretta la mia mano, abbiamo appena il tempo di radunare tre “stracci” e scappare…
E adesso che canzone ti canto, che la chitarra se l’è portata via il fiume, e adesso che canzone ti suono, che la mia tromba l’ha spazzata via il vento, le nostre lacrime sul Mississippi sono difficili da far vedere, le nostra urla dentro l’uragano e queste assenze da lasciar tacere, e come mai piovono aghi da lassù e siamo bambole voodoo trafitte in ogni punto ormai… e tu smettila di piangere amore mio, ti terrò sempre per mano… e ti riporto a New Orleans…
E ritornerà il Carnevale e la paura resterà sul fondo del fiume, e poi la canzone che ho cantato adesso è un fiore soffocato, ma la magnolia lo riavrà…
E io ho un tatuaggio col tuo nome, l’ho fatto alla festa dei cajun, e tu la mia canzone l’hai imparata e non l’hai dimenticata, neanche adesso sotto i tuoni…
E proprio adesso che mi mostri un sorriso, la radio parla di questo cielo che diventa sempre più cupo, e proprio adesso che tieni stretta la mia mano, abbiamo appena il tempo di radunare tre “stracci” e scappare…

sabato 16 febbraio 2008

A proposito di LOST

L'AgCom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) ha inflitto una multa di ben 100.000 euro alla Rai per "un episodio del telefilm Lost, diffuso da RaiDue, al cui interno erano presenti scene di forte impatto emotivo per un pubblico di minori nella fascia oraria della televisione per tutti". Aldo Grasso, giornalista e critico televisivo del Corriere della Sera, da grande estimatore della serie tv made in Usa ne ha scritto nella sua rubrica Giro di vite sul magazine del Corsera:


"Sanzionare Lost è come multare una casa editrice per aver pubblicato Dostoevskij o Dickens (scrittori di forte impatto emotivo, anche per un pubblico di minori). Siamo di fronte al ridicolo. I criteri seguiti sono quanto meno rozzi e meccanicistici, dimostrano scarsa competenza, probabilmente alcuni membri della commissione si occupano di una materia che non conoscono a fondo. Lost è una botola per sfuggire a quella tv e a quel cinema unificati nel grossolano. Lost è un capolavoro".

Wherever You are, dear Tiziano

Credo che c'è una vita unica, che ho sentito così forte seduto sui contrafforti dell'Himalaya. La vedevo in un maggiolino, nelle formiche, nei fili d'erba, negli stupendi alberi di deodar. E quella vita che circolava lì era anche la mia. Per cui, quando la vita di questo corpo finirà, continua la vita, continua la vita...

Tiziano Terzani

venerdì 15 febbraio 2008

Il mistero di una morte

E' da un po' che volevo scriverne. La morte improvvisa dell'attore Heath Ledger mi ha colpito parecchio, e non solo per le incerte ragioni di questa tragica vicenda. A colpirmi ancor di più, però, sono state le ultime - a tratti "spaventose" - immagini di Ledger nei panni di Joker nel prossimo capitolo cinematografico di Batman firmato da Christopher Nolan. Guardatele anche voi. A me ricordano tanto la grande interpretazione di Brandon Lee ne Il Corvo.

Un uomo tutto d'un pezzo

Comportarsi nel modo in cui sta facendo Berlusconi non ha niente a che fare con il teatrino della politica: significa essere alle comiche finali. Da queste mie parole, volutamente molto nette, voglio che sia a tutti chiaro che, almeno per quello che riguarda il presidente di An, non esiste alcuna possibilità che An si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi.

Gianfranco Fini

La forza della Ragione

L' interruzione della gravidanza si può eliminare solo con una cultura della maternità responsabile. Dare alle donne la possibilità di scegliere prima, non dopo. Quindi puntare sulla consapevolezza, sul sesso sicuro, sulle pratiche anticoncezionali. Che invece sono proibite dalla Chiesa. (...) Una Italia in cui il corpo femminile è usato per vendere qualsiasi merce, trasformandolo, nella immaginazione collettiva, in merce esso stesso: sono la tua arancia, sono la tua birra, sono la tua automobile, sono il tuo computer. Assaggiami, prendimi, comprami! Sarebbe questa una cultura che rispetta la vita?

Dacia Maraini, Corriere della Sera

lunedì 11 febbraio 2008

Separazione consensuale

...neanche l’Ulivo prodiano — che pure è stato il progenitore del Partito democratico — può essere considerato qualcosa di simile ai confratelli socialisti europei che dall’inizio del secolo scorso hanno avuto (ed esercitato in prima persona) responsabilità di governo. Se non altro perché l’Ulivo non si è mai candidato a governare libero da ipoteche di sinistra. Oggi, per la prima volta dopo centoquarantasette anni, questo accade anche da noi. E grazie al fatto che Rifondazione mostra di aver ben compreso — pur non facendolo proprio — il senso di questa evoluzione, il divorzio della sinistra riformista da quella massimalista e rivoluzionaria avviene in un clima che si può definire di separazione consensuale.

Paolo Mieli, Corriere delle Sera

La speranza dell'amore

L'amore sboccia fra persone che si frequentano e considerano possibile l'amore fra di loro. Stendhal osservava che nessuno si innamora se non spera, sia pure anche solo per un istante, di poter essere ricambiato. Quando un amore viene considerato assolutamente irrealizzabile, non nasce.

Francesco Alberoni

domenica 10 febbraio 2008

I sommersi e i salvati

Le persone in attesa di morire sono molto meno inquiete di quelle che attendono di vivere... E le persone "liberate" di quei campi, dove avevano sempre atteso la catastrofe con l'indifferenza della profonda disperazione, nell'attesa della felicità persero il coraggio e la forza.

Zvi Kolitz, La tigre sotto la pelle

L'ultimo articolo

Mai come ora abbiamo sentito urgente il bisogno della partecipazione attiva alla vita pubblica e alla civiltà morale del Paese, di uomini appassionati, indipendenti, intransigenti e risoluti.

Mario Pannunzio

giovedì 7 febbraio 2008

I now walk INTO THE WILD...

Il nuovo film di Sean Penn, “Into the Wild – Nelle terre selvagge”, è tratto da una storia vera. La storia di Christopher McCandless, giovane americano fresco di laurea, che decise di dare una svolta alla sua vita per intraprendere (in auto ma per gran parte anche a piedi) un viaggio strepitoso attraverso gli Stati Uniti d’America. Destinazione finale: Alaska. “Into the Wild” appunto, “Nelle terre estreme”, com’è stato poi tradotto in italiano il bel libro di Jon Krakauer, cui Sean Penn si è ispirato per girare la sua intensa pellicola. Intensa perché mette a nudo, con l’ausilio della macchina da presa pronta a riprendere le bellezze naturali made in Usa, e soprattutto grazie alla struggente interpretazione di Emile Hirsch (nel ruolo del protagonista), il senso profondo (e a tratti inafferrabile) del viaggio intrapreso da Alex Supertramp (così, Chris McCandless, si fece chiamare lungo i due anni di pellegrinaggio tra il 1990 e il 1992). Un viaggio costellato di incontri con personaggi di ogni tipo, che nel bene e nel male arricchirono il bagaglio di esperienze del giovane Alex, alla ricerca forse di una sfida che potesse per un po’ allontanarlo dall’insensata società dei consumi di cui non si sentiva più parte integrante, per approdare nelle estreme terre selvagge dell’Alaska più impervia. E il film inizia proprio mostrandoci l’arrivo di Chris in questi posti quasi dimenticati da Dio, dove poter entrare in contatto con la natura vivendo a pieno la propria esistenza. E Chris ci riuscì per più di 100 giorni, tra non poche difficoltà come quella di doversi cacciare del cibo, nella speranza magari di ritrovare l’essenza profonda del suo essere. Riuscì a trovarla lassù in Alaska? E a quale prezzo? Questi sono gli interrogativi che ci poniamo dopo aver assistito a “Into the Wild – Nelle terre selvagge”, film con ambientazioni mozzafiato e con salti temporali che ci mostrano, intersecate tra loro, le diverse tappe dell’avventura on the road di Christopher McCandless. Splendide anche le musiche di Eddie Vedder e la scelta di sovrapporre alle immagini le parole scritte da Chris in alcune lettere inviate agli amici incontrati lungo la strada. Straziante e utopico, come pochi altri film sanno ancora essere.

mercoledì 6 febbraio 2008

La scuola

Si è via via eroso, nonostante l'impegno e la preparazione di tanti insegnanti straordinari, il sentimento di rispetto verso chi è in cattedra. Colpa della società, che non collabora con la scuola. Dei genitori, che ai figli talvolta perdonano l'imperdonabile. Dei ragazzi, che spesso non si rendono conto di quanto un percorso scolastico troppo facile spalanchi loro davanti una vita dura. Ma colpa anche, diciamolo, di troppi docenti. Che rifiutando per se stessi ogni valutazione professionale sono poi meno credibili quando valutano gli altri.

Gian Antonio Stella, Corriere della Sera (6-2-2008)

martedì 5 febbraio 2008

Il teatrino della politica

Gian Antonio Stella, dalle colonne del Corriere della Sera, ha fatto un bilancio della legisltatura appena archiviata:

...una legislatura tragica e ridicola, drammatica e insensata, di buone volontà e esasperanti furbizie, di virtuosi risparmi e sventurati sprechi. E chiusa come si doveva chiudere. Con quello svenimento in diretta dell'ex mastelliano Stefano Cusumano, crollato su un fianco tra gli insulti e gli sputi come l'avesse fulminato Giove pluvio. Un colpo di teatro perfetto, per un teatrino.

Un tuffo nel passato

Leggo sul Corriere della Sera di un vero e proprio revival dei mitici Lp. E indovinate chi sta al primo posto delle vendite? E' ovvio: i sempiterni Beatles con il loro ultimo capolavoro Abbey Road. E a proposito di questo straordinario album - secondo me, il migliore insieme a Rubber Soul - beccatevi un video da YouTube. Che medley, ragazzi (Golden slumbers - Carry that weight - The end). Buon ascolto...

lunedì 4 febbraio 2008

Immigrazione - punti di vista

Qualche tempo fa, con altri amici dell'Università LUMSA, nell'ambito del corso di Editoria multimediale del professor Paolo Liguori, girammo per le strade di Roma un breve video inerente il problema dell'immigrazione. Eccone il risultato...

La mano visibile

Dal 2002 i supermercati britannici sono al centro di una violenta guerra delle banane che punta a ridurre drasticamente i prezzi al consumo per conquistare una fetta di mercato più ampia. I consumatori sono contenti, ma non sanno che il loro risparmio non incide sulla percentuale di profitto intascata dai supermercati, perchè ricade interamente sui lavoratori. Oggi i braccianti del Costa Rica guadagnano 33 centesimi all'ora, mentre alla fine degli anni novanta ricevevano quasi un dollaro. E così non possono più permettersi il lusso di allontanarsi dalle piantagioni quando gli aerei spruzzano i pesticidi sui raccolti.

Loretta Napoleoni su Internazionale n. 728

Italia cattiva maestra?

Noi stranieri prima critichiamo i vostri comportamenti, poi li imitiamo con la scusa del detto When in Rome do as the romans do (quando sei a Roma fai come i romani).

Jeff Israely su Internazionale n. 728

Parola di Israeliano

Un vero cittadino di Israele deve andare incontro ai palestinesi con la mente aperta, o almeno sforzandosi di capire che cosa la creazione dello Stato di Israele ha significato per loro. Un vero cittadino di Israele deve chiedersi perchè i palestinesi sono stati condannati a vivere in catapecchie, secondo standard inadeguati di igiene e di educazione, anzichè essere dotati dagli occupanti di condizioni di vita decenti, un diritto proprio di tutti gli esseri umani.

sabato 2 febbraio 2008

Lady di ferro?

C'è voluto un Clinton per far pulizia dopo il primo Bush e penso che ce ne vorrebbe un altro per far pulizia dopo il secondo.

Hillary Clinton

L'inglese. Nuove lezioni semiserie

Chi non si è posto ancora il problema dell’inglese? Mi spiego: chi non sente la necessità, oggi come oggi, dove (quasi) tutti parlano la lingua degli anglosassoni, di imparare un idioma tanto semplice quanto ricco di sfumature? Insomma, per chi avesse questo desiderio inconfessabile, quello di saper parlare l’inglese, il libro di Beppe Severgnini – L’inglese. Nuove lezioni semiserie – è altamente consigliato. Ma ad una condizione, come ci avverte fin dall’inizio l’autore: quella di sapere che “l’inglese è una lingua che non si ama. Si usa”, per citare un pensiero del filologo americano Stuart B. Flexner. D’altra parte, ci tiene ad evidenziare Severgnini, i “nuovi analfabeti sono coloro che non conoscono l’inglese”. Come dire: uomo avvisato, mezzo salvato. C’è da dire, però, che il libro del giornalista del Corriere della Sera è quanto di più lontano ci possa essere da un’asettica grammatica pronta a snocciolarci tutte le regole (grammaticali, appunto) da rispettare. Anzi, proprio nello spiegarcele, queste regole, Beppe Severgnini si serve della sua istrionica indole da scrittore, utilizzando niente di meno che numerosi titoli di film per farci capire i principali “diktat” della grammatica inglese. Oppure, a fronte della sua lunga esperienza di corrispondente dagli Stati Uniti e dal Regno Unito (tra l’altro è stato anche collaboratore dall’Italia per il prestigioso The Economist), ci consiglia di imparare l’inglese anche, e soprattutto, dalle canzoni d’oltreoceano, magari cercando di tradurne i testi in italiano. Per la serie: come unire l’utile al dilettevole. In fondo, ci spiega Severgnini, “se parlare inglese bene è difficile, e parlarlo come un inglese praticamente impossibile, farsi capire è uno scherzo. Ad una condizione: non bisogna avere rispetto per la lingua che studiamo, almeno all’inizio. Se gli inglesi inorridiscono, peggio per loro. Gli americani, di sicuro, sorrideranno”. Quindi, fatevi sotto italiani alle prime armi, desiderosi di viaggiare all’estero con la speranza di farvi capire non solo a gesti ma anche a parole, magari pronunciate in un inglese un po’ sgrammaticato. E non disperate: tanto, come scrisse il poeta inglese George Herbert, “gli occhi parlano ovunque la stessa lingua”.

Quello che gli inglesi non dicono

Gli inglesi non sempre vogliono dire quello che dicono, e quasi mai dicono quello che vogliono dire. Così la frase We should have lunch together sometime non significa che l’interlocutore voglia davvero invitarvi a colazione. Vuole soltanto manifestare un tiepido interesse a rivedersi, se proprio non se ne potrà fare a meno.
Beppe Severgnini, L'inglese. Nuove lezioni semiserie

Gli occhi ci parlano

Gli occhi parlano ovunque la stessa lingua.

venerdì 1 febbraio 2008

Un paese bello e inutile

Mi è capitato di leggere il blog di Beppe Grillo, qualche giorno fa, e ci ho trovato, con mio grande piacere, un video tratto dall'indimenticabile film di Marco Tullio Giordana La meglio gioventù, che quando lo vidi la prima volta mi fece tanto emozionare. Guardatela anche voi, questa scena, che tratteggia un'Italia bella e inutile dalla quale sarebbe meglio fuggire per lidi più floridi di opportunità. Cos'è rimasto di quella gioventù, e di quei sogni universali di libertà e di scoperta? Ancora molto, direi: compreso lo stato pietoso del nostro paese.