domenica 5 dicembre 2010

Animal Kingdom

di Paolo Massa

“Cazzo che mondo di merda”. Finisce con queste parole Animal Kingdom, il film sulla malavita di Melbourne diretto e scritto da David Michod. Josha “J” Cody (James Frecheville) è il protagonista che, dopo la morte per overdose della madre, va a vivere a casa della nonna Smurf (Jacki Weaver) e degli zii Pope, Craig e Darren, tutti criminali coinvolti nel traffico di droga.

Dall’inizio sentiamo la voce del ragazzo raccontarci le sue prime impressioni sul nuovo mondo (criminale) dove si trova catapultato dal giorno alla notte. Poche sono le parole d’ordine per sopravvivere in questo Animal Kingdom (regno animale): al primo posto ci sono la violenza e la necessità costante di nascondersi per sfuggire alla caccia degli sbirri.

Nel sottobosco criminale di Melbourne nessuno è un santo, polizia inclusa, con la legge a recitare il ruolo di un burattino ormai immobile e senza più comandi. Pian piano “J” diventa parte integrante della Famiglia, complice suo malgrado delle peggiori azioni di Pope & Co, ma lui sa che i criminali finiscono sempre male in un modo o nell’altro. Ben presto quello che resta della Legge, nelle vesti del detective Nathan Leckie (Guy Pearce), inizierà a tallonare anche il giovane protagonista il quale dovrà decidere da quale parte stare.

Animal Kingdom è un film dal passo lento, in quasi due ore sembra che non succeda apparentemente nulla al di là degli omicidi che colpiscono sia la famiglia criminale che la polizia in una serie di vendette incrociate, sullo sfondo della canzone All out of Love in perfetta sintonia con lo stato di perdizione dei personaggi coinvolti. Quasi tutto è funzionale - a parte qualche farraginosità nel finale - alla crescita costante di una rabbia che solo al termine esploderà nel più inaspettato dei modi, lasciando lo spettatore in balia di una violenza al tempo stesso inspiegabile e necessaria.

Voto ***1/2

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