Leggo su Mediablog di Marco Pratellesi di una nuova tendenza in voga su YouTube.
“Un tempo, i genitori convinti di avere a che fare con un bebè prodigio” scrive il giornalista del Corriere della Sera “sognavano di mandarlo in conservatorio o in una prestigiosa università affinché potesse sviluppare le proprie doti intellettive. Oggi, preferiscono metterlo su YouTube, ritenuta evidentemente la strada più rapida e più economica per il successo”.
Non si tratta di informazione vera e propria, ma in un certo senso di "informazione pubblicitaria" possiamo parlare.
E se il bambino francese del video diventasse in futuro una grande star del rock, grazie anche a questa forma di pubblicità local/global?
venerdì 26 ottobre 2007
Baby rocker: da local a global?
mercoledì 24 ottobre 2007
La morte sul web
Rivedere integralmente l’impiccagione di Saddam Hussein, quasi come se fosse la sequenza di un film riproducibile quante volte si desidera, ci permette di scoprire anche il lato più macabro del web.
Uno spazio virtuale – dove è possibile con i propri video, le proprie foto e quant’altro, lasciare un segno tangibile di sé stessi – che diventa in questo caso una finestra aperta sulle contraddizioni della nostra società.
Quale miglior testimonianza per convincersi ancor di più dell’intrinseca assurdità della pena di morte, compresa quella di un sanguinario dittatore?
sabato 20 ottobre 2007
La democrazia in America
La democrazia corre sul web. Almeno si spera, e a vedere questo simpatico video possiamo essere fiduciosi. La politica, oggi, pervade ogni singolo spazio della nostra vita sociale, compresa quella virtuale.
Dai blog a YouTube, fino a Second Life – dove tutti possiamo crearci un alter ego virtuale, a cui far vivere una seconda vita – gli spazi della comunicazione si sono moltiplicati esponenzialmente. Diventa possibile così dibattere di tutto e di più: sport, cinema, letteratura, politica.
E parlare di politica, come in questo video a tratti irridente nei confronti dei candidati alle primarie americane, ci sembra un buon modo per discutere, almeno per una volta, lontano dai soliti schemi retorici che contraddistinguono la comunicazione politica.
Quel bambino sorridente è contagioso, e anche se soltanto per un attimo, ci dà modo di esorcizzare la sacralità di un evento ufficiale come questo, alla luce delle rivoluzionarie potenzialità del web, capace di ridare a milioni di internauti quella libertà di espressione che, troppo spesso ormai, ci sembra un’esclusiva dei soli professionisti dell’informazione.