Rivedere integralmente l’impiccagione di Saddam Hussein, quasi come se fosse la sequenza di un film riproducibile quante volte si desidera, ci permette di scoprire anche il lato più macabro del web.
Uno spazio virtuale – dove è possibile con i propri video, le proprie foto e quant’altro, lasciare un segno tangibile di sé stessi – che diventa in questo caso una finestra aperta sulle contraddizioni della nostra società.
Quale miglior testimonianza per convincersi ancor di più dell’intrinseca assurdità della pena di morte, compresa quella di un sanguinario dittatore?
mercoledì 24 ottobre 2007
La morte sul web
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