«Un filo nero come il petrolio avvolge la fine di Mattei, De Mauro e Pasolini», scrivono Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, autori del libro inchiesta Profondo Nero edito da Chiarelettere. I due giornalisti, rispettivamente caposervizio all’Agenzia Ansa di Palermo e collaboratrice di MicroMega e L’espresso, hanno preso spunto dall’indagine giudiziaria sulla morte di Enrico Mattei, presidente dell’Eni, avviata nove anni fa dal pm Vincenzo Calia. Purtroppo il fascicolo è stato poi chiuso dopo la richiesta di archiviazione per l’insufficienza delle prove ai danni dei presunti colpevoli. Restano però le domande ancora inevase, e il libro in questione cerca in qualche modo di risollevarle per fare chiarezza su un periodo oscuro del nostro Paese.
Davvero c’è un’unica pista all’origine delle stragi di Stato, come ci suggerisce il sottotitolo di Profondo Nero? Ha scritto il filosofo Guy Debord in La società dello spettacolo: «La democrazia spettacolare non intende essere giudicata in base ai propri meriti, ma in base ai propri nemici. La storia del terrorismo è scritta dallo Stato. Quindi è educativa. La democrazia, in quanto spettacolare integrato, ha bisogno del terrorismo, dando luogo così a una perfezione fragile, che deve essere preservata, per garantire l’immutabilità delle scelte governative». Un terrorismo che comincerebbe, secondo la tesi del libro, con il presunto assassinio di Enrico Mattei la sera del 27 ottobre 1962, precipitato con il suo aereo nelle campagne lombarde di Bascapé.
Chi era Enrico Mattei? Il presidente dell’Eni fu incaricato nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, di liquidare le attività dell’Agip. Farà invece tutto il contrario, con l’obiettivo, scrivono Lo Bianco e Rizza, «di garantire al Paese un polo energetico nazionale, in grado di assicurare lo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali». Con la scoperta del petrolio padano, a Mattei verrà ben presto l’idea di fondare un ente per la supervisione delle politiche energetiche italiane: nascerà così nel 1953 l’Eni (Ente nazionale idrocarburi). Qual era dunque la strategia di Enrico Mattei? Esplorare nuovi mercati, «trattando con i Paesi produttori del Terzo Mondo, alla ricerca di accordi più vantaggiosi», evidenziano gli autori. Una strategia che infastidì non poco il cartello delle Sette sorelle, comprensivo negli anni Cinquanta delle sette maggiori compagnie petrolifere del mondo (cinque americane). Basti pensare, tra l’altro, che proprio Mattei, almeno in via ufficiosa, sarebbe uno degli artefici della nascita dell’Opec, il 14 settembre 1960, cui aderirono tra i Paesi produttori del Terzo mondo Iran, Iraq, Arabia Saudita, Kuwait e Venezuela. Insomma, un uomo scomodo e indipendente, in procinto poco prima di morire di firmare un nuovo accordo con l’Algeria e l’Iraq, sancendo con l’Eni il suo ruolo di concorrente autonomo alle Sette sorelle.
Il legame tra Mattei e il giornalista siciliano Mauro De Mauro risale invece alla richiesta di Francesco Rosi, pronto a girare un film sul presidente dell’Eni (Il caso Mattei con Gian Maria Volonté), di ricostruire le ultime ore trascorse da Mattei in Sicilia prima del suo ultimo volo. Il cronista de L’Ora di Palermo scompare il 16 settembre 1970, con il metodo della lupara bianca (infatti non è stato ancora ritrovato il corpo), proprio mentre stava indagando sulla morte dell'imprenditore. Si arriva così a Pier Paolo Pasolini, impegnato nella prima metà degli anni Settanta nella stesura del romanzo Petrolio (rimasto poi incompiuto).
«Pasolini è il primo (e finora l’unico) a collegare esplicitamente l’attentato di Mattei alla strage di piazza Fontana e alle altre stragi», scrivono Lo Bianco e Rizza. Come dirà poi anche il leader democristiano Amintore Fanfani, nel 1986, «forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese». Il poeta friulano verrà poi zittito per sempre, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, dove fu ritrovato senza vita il corpo martoriato a suon di calci e pugni. Nel tentativo di svelare «il volto nascosto del potere in Italia, il potere occulto e stragista, celato dietro la maschera di quello ufficiale economico e parlamentare», Petrolio di Pasolini resta il simbolo di una lotta ancora da combattere fino in fondo, quella lotta per la verità nascosta dietro la polvere della Storia.
Come ha scritto Carlo Ginzburg, «uno storico ha il diritto di scorgere un problema là dove un giudice deciderebbe il non luogo a procedere». E Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, fascicoli giudiziari alla mano, un grosso interrogativo ce l’hanno posto, almeno per cercare di «illuminare gli antri più bui della nostra Repubblica».
Titolo Profondo Nero
Autore Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza
Editore Chiarelettere
Anno 2009
Davvero c’è un’unica pista all’origine delle stragi di Stato, come ci suggerisce il sottotitolo di Profondo Nero? Ha scritto il filosofo Guy Debord in La società dello spettacolo: «La democrazia spettacolare non intende essere giudicata in base ai propri meriti, ma in base ai propri nemici. La storia del terrorismo è scritta dallo Stato. Quindi è educativa. La democrazia, in quanto spettacolare integrato, ha bisogno del terrorismo, dando luogo così a una perfezione fragile, che deve essere preservata, per garantire l’immutabilità delle scelte governative». Un terrorismo che comincerebbe, secondo la tesi del libro, con il presunto assassinio di Enrico Mattei la sera del 27 ottobre 1962, precipitato con il suo aereo nelle campagne lombarde di Bascapé.
Chi era Enrico Mattei? Il presidente dell’Eni fu incaricato nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, di liquidare le attività dell’Agip. Farà invece tutto il contrario, con l’obiettivo, scrivono Lo Bianco e Rizza, «di garantire al Paese un polo energetico nazionale, in grado di assicurare lo sviluppo della piccola e media impresa a prezzi più bassi rispetto a quelli degli oligopoli internazionali». Con la scoperta del petrolio padano, a Mattei verrà ben presto l’idea di fondare un ente per la supervisione delle politiche energetiche italiane: nascerà così nel 1953 l’Eni (Ente nazionale idrocarburi). Qual era dunque la strategia di Enrico Mattei? Esplorare nuovi mercati, «trattando con i Paesi produttori del Terzo Mondo, alla ricerca di accordi più vantaggiosi», evidenziano gli autori. Una strategia che infastidì non poco il cartello delle Sette sorelle, comprensivo negli anni Cinquanta delle sette maggiori compagnie petrolifere del mondo (cinque americane). Basti pensare, tra l’altro, che proprio Mattei, almeno in via ufficiosa, sarebbe uno degli artefici della nascita dell’Opec, il 14 settembre 1960, cui aderirono tra i Paesi produttori del Terzo mondo Iran, Iraq, Arabia Saudita, Kuwait e Venezuela. Insomma, un uomo scomodo e indipendente, in procinto poco prima di morire di firmare un nuovo accordo con l’Algeria e l’Iraq, sancendo con l’Eni il suo ruolo di concorrente autonomo alle Sette sorelle.
Il legame tra Mattei e il giornalista siciliano Mauro De Mauro risale invece alla richiesta di Francesco Rosi, pronto a girare un film sul presidente dell’Eni (Il caso Mattei con Gian Maria Volonté), di ricostruire le ultime ore trascorse da Mattei in Sicilia prima del suo ultimo volo. Il cronista de L’Ora di Palermo scompare il 16 settembre 1970, con il metodo della lupara bianca (infatti non è stato ancora ritrovato il corpo), proprio mentre stava indagando sulla morte dell'imprenditore. Si arriva così a Pier Paolo Pasolini, impegnato nella prima metà degli anni Settanta nella stesura del romanzo Petrolio (rimasto poi incompiuto).
«Pasolini è il primo (e finora l’unico) a collegare esplicitamente l’attentato di Mattei alla strage di piazza Fontana e alle altre stragi», scrivono Lo Bianco e Rizza. Come dirà poi anche il leader democristiano Amintore Fanfani, nel 1986, «forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese». Il poeta friulano verrà poi zittito per sempre, nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, dove fu ritrovato senza vita il corpo martoriato a suon di calci e pugni. Nel tentativo di svelare «il volto nascosto del potere in Italia, il potere occulto e stragista, celato dietro la maschera di quello ufficiale economico e parlamentare», Petrolio di Pasolini resta il simbolo di una lotta ancora da combattere fino in fondo, quella lotta per la verità nascosta dietro la polvere della Storia.
Come ha scritto Carlo Ginzburg, «uno storico ha il diritto di scorgere un problema là dove un giudice deciderebbe il non luogo a procedere». E Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, fascicoli giudiziari alla mano, un grosso interrogativo ce l’hanno posto, almeno per cercare di «illuminare gli antri più bui della nostra Repubblica».
Titolo Profondo Nero
Autore Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza
Editore Chiarelettere
Anno 2009
2 commenti:
Recensione perfetta!
Questo libro mi toccherà proprio leggerlo!
Grazie Federico, il libro te lo consiglio vivamente. Le coincidenze tra la morte di Mattei, De Mauro e Pasolini sono davvero sconcertanti. Chissà...
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