Da trovatello di strada a principe di Persia. Siamo nel VI secolo, e questo è il destino di Dastan, orfano che grazie alla sua forza d'animo riuscirà a scalare i gradini della piramide sociale persiana. Per aver difeso un amico sorpreso a rubare una mela, ridicolizzando le guardie che invano avevano tentato di catturarlo, Dastan fa breccia nel cuore del Re Sharaman (Ronald Pickup). Da quel giorno, il piccolo predestinato crescerà tra gli agi della vita reale insieme ai fratellastri Tus (Richard Coyle) e Garsiv (Toby Kebbell), e al fianco dell'amato zio Nizam (Ben Kingsley).
Sin da bambino, il giovane orfanello - protagonista del film Prince of Persia: le Sabbie del Tempo diretto dal regista Mike Newell - ha un talento innato: è capace di saltare da un tetto all'altro con facilità inaudita. Passano gli anni e le sue doti fisiche sembrano migliorare, e anche esteticamente Dastan è un belvedere (interpretato da un Jake Gyllenhaal in ottima forma fisica).
Il film - prodotto dalla Walt Disney e da Jerry Bruckheimer, e tratto dal famoso videogioco creato nel 1989 da Jordan Mechner - ci narra le avventure del principe alle prese con una minaccia che potrebbe mettere a rischio il mondo intero. Quando i suoi fratelli decidono, malgrado il parere contrario del Re, di attaccare Alamut (resa molto bene dagli effetti speciali), Dastan saprà dimostrare tutto il suo valore in battaglia, riuscendo ad espugnare per primo le mura della città santa. Tus e Garsiv pensano che qui siano nascoste le armi destinate ai nemici del regno persiano, ma in realtà il giovane principe scoprirà che Alamut nasconde un tesoro di ben altra caratura: a custodirlo è la bellissima principessa Tamina (Gemma Arterton).
Si tratta di un antico pugnale dal manico di vetro, all'interno del quale è custodita la sabbia del tempo, la chiave per invertire il corso degli eventi. Alla morte del Re Sharaman, tutti accusano Dastan dell'omicidio: inizierà così l'avventura di Dastan e Tamina, in fuga dai loro nemici nel tentativo di dimostrare l'innocenza del principe e scoprire il vero colpevole della morte del Re.
La pellicola diretta da Newell non rischia più di tanto, affidandosi alla solita dose massiccia di azione con effetti speciali pompati al massimo, alla prevedibile storia d'amore che sboccia tra i due protagonisti (in attesa del fatidico bacio d'ordinanza che sembra non arrivare mai) e ad un'ironia fasulla tanto basta per strappare qualche stanco sorriso. E sui titoli di coda la domanda nasce spontanea: il gioco valeva la candela? Parola al botteghino.
Sin da bambino, il giovane orfanello - protagonista del film Prince of Persia: le Sabbie del Tempo diretto dal regista Mike Newell - ha un talento innato: è capace di saltare da un tetto all'altro con facilità inaudita. Passano gli anni e le sue doti fisiche sembrano migliorare, e anche esteticamente Dastan è un belvedere (interpretato da un Jake Gyllenhaal in ottima forma fisica).
Il film - prodotto dalla Walt Disney e da Jerry Bruckheimer, e tratto dal famoso videogioco creato nel 1989 da Jordan Mechner - ci narra le avventure del principe alle prese con una minaccia che potrebbe mettere a rischio il mondo intero. Quando i suoi fratelli decidono, malgrado il parere contrario del Re, di attaccare Alamut (resa molto bene dagli effetti speciali), Dastan saprà dimostrare tutto il suo valore in battaglia, riuscendo ad espugnare per primo le mura della città santa. Tus e Garsiv pensano che qui siano nascoste le armi destinate ai nemici del regno persiano, ma in realtà il giovane principe scoprirà che Alamut nasconde un tesoro di ben altra caratura: a custodirlo è la bellissima principessa Tamina (Gemma Arterton).
Si tratta di un antico pugnale dal manico di vetro, all'interno del quale è custodita la sabbia del tempo, la chiave per invertire il corso degli eventi. Alla morte del Re Sharaman, tutti accusano Dastan dell'omicidio: inizierà così l'avventura di Dastan e Tamina, in fuga dai loro nemici nel tentativo di dimostrare l'innocenza del principe e scoprire il vero colpevole della morte del Re.
La pellicola diretta da Newell non rischia più di tanto, affidandosi alla solita dose massiccia di azione con effetti speciali pompati al massimo, alla prevedibile storia d'amore che sboccia tra i due protagonisti (in attesa del fatidico bacio d'ordinanza che sembra non arrivare mai) e ad un'ironia fasulla tanto basta per strappare qualche stanco sorriso. E sui titoli di coda la domanda nasce spontanea: il gioco valeva la candela? Parola al botteghino.
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