mercoledì 1 settembre 2010

Rendiamo grazie al (Dio) Gospel


Mio padre me l’aveva detto: “Vai a vedere i cori gospel ad Harlem”. E così ho fatto, anche se in ritardo dal mio arrivo, a fine luglio, nel quartiere afro di Manhattan. Decidiamo di andare qualche domenica fa all’altezza della 116th Street, peccato per il tempo che ci riserva un bel po’ di pioggia. Solitamente la messa inizia tra le 10:30 e le 11am, e se non ti avvii in anticipo rischi di trovare la solita fila dei turisti desiderosi di vivere la stessa, entusiasmante emozione religiosa a suon di musica gospel. Noi arriviamo abbastanza tardi, e pur provando ad entrare in diverse chiese non c’è verso di trovare ancora posti liberi. Per fortuna l’amico di Giulia, Stefano, chiede all’ingresso della Memorial Baptist Church se c’è qualche altra messa nel pomeriggio. Ce ne sarà una alle 3pm, e così dopo aver consumato un ottimo brunch nel West Village ritorniamo ad Harlem per immergerci finalmente nel ritmo di una celebrazione gospel. Per certi versi siamo anche fortunati a non aver trovato posto la mattina, perché più tardi partecipiamo ad un evento meno turistico non trattandosi di una messa domenicale vera e propria. Appena entrati in chiesa, ci sediamo su alcune sedie poste lateralmente quasi avessimo paura di disturbare un rito cui non ci sentiamo ancora parte integrante. Ad affascinarmi di più è la batteria alla mia destra, che mi fa immaginare la preghiera in musica che ascolteremo. Ci dicono che sentiremo solo qualche canzone, e invece più e più volte i musicisti all’organo e alla batteria si esibiscono per accompagnare la preghiera dei fedeli. Per qualche minuto riesco anche a fare delle riprese con la fotocamera, sebbene non sia permesso. È un continuo alzarsi e sedersi nel tentativo di emulare al meglio il comportamento delle persone che ci circondano: cantare, battere le mani a suon di musica e rendere grazie a Dio a passo di danza. Sul finire, dopo più di due ore di passione religiosa, ci alziamo tutti in piedi e ci diamo i mignoli (sì, avete capito bene, i mignoli e non le mani) per dedicare l’ultima preghiera gospel al Signore, il meno noioso e più rock che abbia mai conosciuto. Thanks God!

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