Vi ricordate quando da alcuni quotidiani italiani cominciarono ad uscire libri di ogni genere, narrativa, gialli e soprattutto poesia? Ebbene, all'epoca, decisi di fare la raccolta dei classici della poesia (italiana e straniera) che il Corriere della Sera pubblicava in allegato ogni settimana. Ma a dire il vero, con il passare degli anni, non ho mai cominciato a leggere (come si deve) libri di poesia (tranne l'indimenticato Giuseppe Ungaretti all'epoca della tesina per l'esame di stato). Così, qualche settimana fa, ho deciso di guardare un po' tra i libri di poesia della mia biblioteca, e ho afferrato tra le mani la magnifica Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Quando ho finito di leggerla ho pensato: ma perchè ho aspettato così tanto per godere di un po' di sana poesia? Scrisse Cesare Pavese a proposito delle epigrafi di Lee Masters:
...mosso (Lee Masters) da interessi culturali e morali di ben più grave portata...accentrò le sue facoltà visionarie sulla tensione etica dei suoi personaggi, i morti di Spoon River, chiedendo loro di rivelargli il segreto, la coscienza ultima delle loro azioni, e in questa severa, dantesca ansia visse il suo travaglio fantastico.
Dei tanti segreti confessati dai morti di Spoon River, questo è quello che più mi ha fatto commuovere:
FRANCIS TURNER
Da ragazzo
non potevo correre nè giocare.
Da uomo potei solo sorseggiare dalla coppa,
non bere -
perchè dopo la scarlattina m'era rimasto il cuore malato.
Eppure riposo qui
consolato da un segreto che solo Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole dolci di viti -
là, quel pomeriggio di giugno
a fianco di Mary -
mentre la baciavo con l'anima sulle labbra
l'anima d'un tratto volò via.
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