Tutto come previsto. The Millionaire ha sbancato i botteghini della 81a edizione degli Oscar. Miglior film e miglior regista (premio all'inglese Danny Boyle): in totale ben otto riconoscimenti, tra sceneggiatura non originale, montaggio (davvero strepitoso), fotografia, colonna sonora, canzone originale e missaggio del suono. Un tripudio per il film che ha divertito e commosso le sale di tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti dove il successo è stato enorme.
La storia di un ragazzo povero di Bombay che riesce da solo, grazie alla forza della sua esperienza, a rispondere, domanda dopo domanda, a tutti i quesiti del gioco televisivo "Chi vuol essere milionario?", incarna alla perfezione il sogno d'amore che Hollywood ha celebrato in tanti anni di onorata carriera. E non è un caso che il film vincitore sia proprio ambientato in quell'India dove l'industria cinematografica di Bollywood sembra voler, pian piano, sostituirsi alla mecca del cinema di un tempo: Hollywood, appunto.
Sonora delusione, dunque, per i film americani rappresentati in primis da Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher (solo tre premi minori, a fronte di ben 13 nomination) e da Frost/Nixon di Ron Howard.
Tra gli attori sono stati premiati l'immenso Sean Penn per la sua toccante interpretazione di Harvey Milk, primo politico americano dichiaratamente omosessuale, nell'omonimo film di Gus Van Sant, e la sempre più brava Kate Winslet per il suo ruolo di ex guardia nazista nel film di Stephen Daldry The Reader. «Già a un anno sognavo questo momento, ma al posto della statuetta tenevo in mano uno shampoo ed è allora che ho preparato il mio discorso di ringraziamento», ha detto emozionata l'attrice inglese.
Premio come miglior attrice non protagonista è andato invece alla spagnola Penelope Cruz, per il suo ruolo nella frizzante commedia Vicky Cristina Barcellona dell'instancabile Woody Allen. Grande commozione in sala quando è stato annunciato il premio per il miglior attore non protagonista, assegnato al compianto interprete Heath Ledger per la scioccante interpretazione di Joker nel film campione d'incassi Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan: tutta la sua famiglia è salita sul palco per ricevere il riconoscimento postumo all'artista scomparso ormai più di un anno fa.
Nessuna sorpresa neanche per il miglior film d'animazione, andato quest'anno al tenero robot Wall-E della Pixar, mentre come miglior film straniero ha vinto la pellicola giapponese Departures, sbaragliando così l'agguerrita concorrenza del francese "La classe" (Palma d'oro a Cannes) e dell'israeliano "Valzer con Bashir" (vincitore ai Golden Globe).
Da ricordare, infine, il meritato premio come miglior documentario a Man on Wire, film che ha girato il mondo tra un festival e l'altro (compreso lo scorso Festival Internazionale del Film di Roma) e che sembra essere, alla fine della serata, l'unica "concessione" dell'Academy ai cinefili che forse avrebbero premiato ben altre pellicole. Ma ormai è risaputo, ogni anno è la stessa storia, e non è mai possibile accontentare tutti gli appassionati della Settima Arte. Non è poi questo il vero fascino della serata degli Oscar?
La storia di un ragazzo povero di Bombay che riesce da solo, grazie alla forza della sua esperienza, a rispondere, domanda dopo domanda, a tutti i quesiti del gioco televisivo "Chi vuol essere milionario?", incarna alla perfezione il sogno d'amore che Hollywood ha celebrato in tanti anni di onorata carriera. E non è un caso che il film vincitore sia proprio ambientato in quell'India dove l'industria cinematografica di Bollywood sembra voler, pian piano, sostituirsi alla mecca del cinema di un tempo: Hollywood, appunto.
Sonora delusione, dunque, per i film americani rappresentati in primis da Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher (solo tre premi minori, a fronte di ben 13 nomination) e da Frost/Nixon di Ron Howard.
Tra gli attori sono stati premiati l'immenso Sean Penn per la sua toccante interpretazione di Harvey Milk, primo politico americano dichiaratamente omosessuale, nell'omonimo film di Gus Van Sant, e la sempre più brava Kate Winslet per il suo ruolo di ex guardia nazista nel film di Stephen Daldry The Reader. «Già a un anno sognavo questo momento, ma al posto della statuetta tenevo in mano uno shampoo ed è allora che ho preparato il mio discorso di ringraziamento», ha detto emozionata l'attrice inglese.
Premio come miglior attrice non protagonista è andato invece alla spagnola Penelope Cruz, per il suo ruolo nella frizzante commedia Vicky Cristina Barcellona dell'instancabile Woody Allen. Grande commozione in sala quando è stato annunciato il premio per il miglior attore non protagonista, assegnato al compianto interprete Heath Ledger per la scioccante interpretazione di Joker nel film campione d'incassi Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan: tutta la sua famiglia è salita sul palco per ricevere il riconoscimento postumo all'artista scomparso ormai più di un anno fa.
Nessuna sorpresa neanche per il miglior film d'animazione, andato quest'anno al tenero robot Wall-E della Pixar, mentre come miglior film straniero ha vinto la pellicola giapponese Departures, sbaragliando così l'agguerrita concorrenza del francese "La classe" (Palma d'oro a Cannes) e dell'israeliano "Valzer con Bashir" (vincitore ai Golden Globe).
Da ricordare, infine, il meritato premio come miglior documentario a Man on Wire, film che ha girato il mondo tra un festival e l'altro (compreso lo scorso Festival Internazionale del Film di Roma) e che sembra essere, alla fine della serata, l'unica "concessione" dell'Academy ai cinefili che forse avrebbero premiato ben altre pellicole. Ma ormai è risaputo, ogni anno è la stessa storia, e non è mai possibile accontentare tutti gli appassionati della Settima Arte. Non è poi questo il vero fascino della serata degli Oscar?
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