martedì 24 febbraio 2009

The Reader


Michael Berg (Ralph Fiennes) è un uomo solo. Lo vediamo ormai cresciuto, ma come bloccato da pensieri e ricordi che non smettono di tormentarlo. Ricordi in particolare di un’estate negli anni ’50, quando aveva appena 15 anni e tutta una vita davanti. Ora sappiamo però che quella vita è in gran parte trascorsa, e negli occhi di Michael non sembra brillare la gioia di averla vissuta. Michael è il lettore del titolo, protagonista da adolescente e da adulto dell’ultimo, intenso film di Stephen Daldry, intitolato appunto The Reader – A voce alta, tratto dall’omonimo romanzo di Bernhard Schlink.

Michael è un giovane liceale tedesco, che un giorno, dopo essersi sentito male per strada, viene soccorso da Hanna Schmitz (un’intensa Kate Winslet), trentenne addetta al controllo dei biglietti sugli autobus. Tra i due si instaura da subito una sorta di complicità morbosa, due anime e due corpi alla ricerca di qualcuno con cui sfogare le proprie frustrazioni. Quando dopo qualche mese Michael rincontrerà (di proposito) Hannah, tra i due l’unica forma di comunicazione sarà quella del sesso, attraverso il quale quei due corpi potranno congiungersi in un unico, prepotente atto d’amore. Ma è un amore particolare quello che pian piano farà avvicinare le loro due anime desiderose di colmare il vuoto che sentono dentro.

Due solitudini pronte a sciogliersi l’uno nell’altra, in un rapporto simbiotico dove ciascuno ha qualcosa da donare. Hannah, il suo corpo maturo ad un giovane che verrà così iniziato alle gioie del sesso; Michael, la passione per i libri da leggere a voce alta alla sua amata. Perché in realtà lei è analfabeta, non sa né leggere né scrivere ma è avida di storie da ascoltare. Le storie che tanto amorevolmente Michael, ignaro dell’incapacità letteraria di Hannah, ogni giorno le legge: dall’Odissea a L’amante di Lady Chatterley fino a Guerra e pace di Tolstoj. Ma quell’indimenticabile estate di amore e passione ben presto finisce, quando da un momento all’altro Hannah scompare senza lasciare traccia.

Gli anni passano, Michael cresce e inizia a frequentare la facoltà di legge, fino a quando ritroverà l’amore di una vita in una fredda aula di tribunale. Si scopre così che Hannah è imputata, insieme ad altre donne, in un processo contro criminali del Terzo Reich. Lei è infatti accusata di aver lavorato, durante la guerra, come guardia nazista e di aver provocato la morte di centinaia di vittime innocenti. Michael è incredulo: da qui parte la riflessione del regista su cosa voglia dire, per un paese come la Germania, fare giustizia per lavarsi la coscienza e cancellare i peccati di un passato scomodo che sembra non offuscarsi a distanza ancora di anni.

Un passato che poi alla fine irrompe nel presente scardinando le certezze più ferree, comprese quelle di Michael. Lo spettatore viene in questo modo catapultato nel vortice di incertezza che attanaglierà da allora in avanti il giovane studente di legge, colpevole di aver nascosto – quando non ci voleva – il suo amore di quell’estate insieme ad Hannah. Un’avventura che ci mostra delicatamente quanto sia insopprimibile la necessità dell’uomo di perdersi in altre storie, e poi partire da quelle per meglio capire la propria storia.

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