sabato 30 ottobre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
martedì 26 ottobre 2010
lunedì 25 ottobre 2010
Il mio Romanzo Tricolore

Fiorello La Guardia, il piccolo fiore del Bronx

Lo chiamavano tutti The Little Flower, riferendosi alla bassa statura (meno di un metro e cinquanta) e alla traduzione inglese del suo nome di battesimo, Fiorello. Nato a New York City l’11 dicembre 1882, al 177 Sullivan Street di Little Italy a Manhattan, Fiorello Henry La Guardia – figlio di un musicista cattolico di Foggia, Achille La Guardia, e di un’ebrea triestina, Irene Coen Luzzato – fu uno dei più apprezzati politici statunitensi, in particolare come sindaco di New York per tre mandati consecutivi dal 1933 al 1945. Nel 1898 la famiglia si trasferì nella casa materna a Trieste, nell’allora Impero Austro-Ungarico, dove La Guardia trovò il suo primo lavoro presso i consolati statunitensi di Budapest, Trieste e Fiume. Quando nel 1906 tornò a New York, La Guardia parlava correntemente l’ungherese, il tedesco, il serbo-croato, lo yiddish e l’italiano.
A New York lavorò come interprete per il servizio immigrazione a Ellis Island per pagarsi gli studi in giurisprudenza alla New York University. Nel 1916, a 34 anni, fu il primo italo-americano eletto al Congresso degli Stati Uniti nel collegio del Lower East Side a Manhattan. Si candidò per il partito repubblicano, ma solo per evitare di far parte dell’allora corrotto partito democratico. Fiorello La Guardia fu perlopiù un progressista, o meglio un liberale di sinistra, con un unico obiettivo: migliorare la vita dei propri concittadini. «Non voglio che si usi la parola politico – dichiarò La Guardia -, la sua connotazione è tale che io penso non debba essere usata, tranne per i politicanti, e di questi ce ne sono molti. Io non sono uno di questi». Sulla laurea honoris causa della Yale University, nella dedica c’era scritto che «aveva strappato la democrazia ai politici e l’aveva ridata al popolo».
Odiato da molti suoi colleghi repubblicani, spesso in contrasto con le sue idee riformatrici, La Guardia ampliò i servizi socio-sanitari, fece costruire parchi e incrementò i trasporti e l’istruzione pubblica. Quando divenne sindaco nel 1933, New York City non se la passava bene. «No more free lunch for anybody», disse La Guardia ai suoi concittadini, nella consapevolezza di dover ridurre la corruzione e la malavita in città. Per indebolire le organizzazioni criminali, decise all’inizio degli anni Trenta di rendere illegali i pinball (cioè i flipper): una corte del Bronx considerò quelle macchine al pari del gioco d’azzardo e in poche settimane il New York Police Department ne confiscò ben 3000. La Guardia donò poi i rottami di metallo al governo per dare una mano all’esercito nella guerra contro i nazisti. Quando i tedeschi lo etichettarono come il sindaco ebreo di New York, con un pizzico di ironia rispose: «Non avevo mai creduto di avere abbastanza sangue ebraico nelle vene da giustificare il fatto di potermene vantare».
Uomo dalla volontà di ferro, si concedeva solo un giorno alla settimana di riposo, la domenica, quando si dilettava a leggere alla radio le favole per i bambini della sua città. Alcuni lo considerarono un sindaco-dittatore, un decisionista sostenuto però da un forte sostegno popolare. Durante la sua ultima apparizione in pubblico Fiorello La Guardia disse: «La mia generazione ha fallito miseramente, abbiamo fallito per mancanza di lungimiranza. Ci vuole più coraggio per mantenere la pace che andare in guerra».
Il 1° giugno 1947 venne inaugurato il Fiorello La Guardia Airport, secondo aeroporto di New York dedicatogli per l’importanza avuta in città. Morì di cancro il 20 settembre 1947 nella sua casa al numero 5020 di Goodridge Avenue nel Bronx. Per chi volesse visitare la Big Apple ripercorrendo i passi del piccolo fiore del Bronx, basterebbe trovarsi in quello che La Guardia considerava come il suo Lucky Corner, all’angolo tra Lexington Avenue e la 116 Street, dove teneva l’ultimo comizio prima di ogni elezione. Da non perdere, poi, i LaGuardia Place Gardens nel Greenwich Village: qui, tra Washington Square Park e Houston Street, è possibile vedere la statua dedicata al sindaco italo-americano. Una piccola opera per ricordare, nel cuore di New York, un uomo che contribuì non poco all’impetuosa crescita della sua città.
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domenica 24 ottobre 2010
sabato 23 ottobre 2010
Dreaming of Bob in New York City
L’esibizione è stata la migliore cui ho avuto il piacere di partecipare, e riguardando i video da me girati mi consolo un po’ del fatto che a metà novembre mi perderò Bob Dylan in concerto proprio a New York City.
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venerdì 22 ottobre 2010
giovedì 21 ottobre 2010
New Orleans to go
Decido di partire venerdì 17 settembre dall’aeroporto La Guardia nel Queens. Ho letto da qualche parte che la vista più bella di New York, oltre a quella dal ferry che collega Staten Island a Manhattan, si può avere proprio in partenza da questo aeroporto. Devo ammettere che è vero, e l’emozione nell’ammirare il Bronx dall’alto e poi pian piano il resto dell’isola di Manhattan ti lascia senza fiato. Da New York a New Orleans, in Louisiana, ci vogliono tre ore di volo, e lì il fuso orario segna un’ora indietro rispetto alla Grande Mela.
Prima di partire da New York, avevo già in mente di mettermi eventualmente sulle tracce di Grandpa. L’acquisto del suo album mi spinge a chiedere al proprietario dove poter trovare di preciso quel piccolo ometto barbuto che canta solo per la passione di farlo, con un cuore ed un’anima così grandi da commuovere chiunque si trovi ad ascoltarlo dal vivo. Così quello stesso venerdì pomeriggio decido di iniziare la caccia ad uno dei miei cantanti preferiti: Elliott Small, in arte Grandpa Elliott. La sera è ormai calata a New Orleans, e mi dirigo proprio verso l’angolo indicatomi dal negoziante. In lontananza intravedo un uomo su una sedia, barba lunga e bianca, maglietta rossa e salopette di jeans, e allora capisco immediatamente che il mio sogno sta per avverarsi. È proprio lui in carne ed ossa, Grandpa Elliott si sta esibendo in quel preciso istante nel quartiere francese di New Orleans, e io mi trovo al posto e al momento giusto.
Il mio viaggio in Louisiana si conclude così, in mezzo a paesaggi mozzafiato, con un caldo quasi soffocante, circondato da quell’acqua che un giorno, se l’uomo non saprà preservare riserve naturali come queste, inghiottirà tutto e tutti senza pietà.
mercoledì 20 ottobre 2010
domenica 17 ottobre 2010
giovedì 14 ottobre 2010
mercoledì 13 ottobre 2010
Allora invento, sogno, divago
È morto Angelo Infanti, attore italiano, indimenticabile nel ruolo di Manuel Fantoni nel film Borotalco di Carlo Verdone. Voglio rendergli omaggio postando un estratto di quella pellicola che mi ha sempre ossessionato per le parole pronunciate da Manuel quando Verdone nei panni del credulone Sergio Benvenuti gli chiede: "Ma perché dici tutte 'ste fregnacce?". “Perché mi annoio – risponde Manuel Fantoni – e allora invento, sogno, divago”. “Ma forse qualcosa di vero c’è”, ammette poi Manuel, cogliendo così una grande verità della vita: spesso ci si nasconde dietro delle maschere di cera per meglio confondersi e confondere chi ci sta intorno, ma ancora più spesso quelle stesse maschere rivelano una parte ineludibile di noi stessi. Perché, a volte, siamo fatti della stessa materia di cui sono fatte le nostre maschere.
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martedì 12 ottobre 2010
Il mio 11 settembre


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giovedì 7 ottobre 2010
mercoledì 6 ottobre 2010
martedì 5 ottobre 2010
Because the Night
Gli Stati Uniti hanno sempre rappresentato una delle fonti principali del mio amore per l’arte, musica e cinema in primis. A proposito di sette note, un mesetto fa ho assistito al primo, vero concerto americano, proprio così come me lo immaginavo dall’Italia. Sono andato al B.B. King Blues Club per ascoltare il mitico Nils Lofgren, chitarrista della E Street Band del Boss Bruce Springsteen (mio cantante preferito insieme a Bob Dylan). Il locale è ideale per ascoltare con la giusta dose di intimità un concerto dall’inconfondibile sound rock-blues. Sono riuscito anche a fare delle riprese decenti, buone testimoni del talento artistico del piccolo grande Nils Lofgren. Ho sperato fino alla fine che il Boss raggiungesse l’amico Nils sul palco, ma niente da fare: alla fine si è presentato Charlie Giordano, nuovo componente della E Street Band dopo la morte del tastierista Danny Federici, ma almeno hanno suonato una canzone del Boss, Because the Night. See you next time, Bruce...
sabato 2 ottobre 2010
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