di Paolo Massa
I lavori in corso non finiscono mai, parafrasando una famosa commedia di Eduardo De Filippo. Lo sanno bene Lucio Dalla e Francesco De Gregori, due cavalli di razza del panorama musicale italiano passato, presente e futuro, che proprio con un tour di lavori in corso - Work in progress, questo il titolo della loro reunion dopo quella di Banana Republic del 1979 - hanno deciso di riprendere a battere i palchi di tutt'Italia.
Lo scorso 5 maggio il duo romano-bolognese ha fatto tappa al Teatro degli Arcimboldi di Milano, dove hanno deliziato il pubblico pagante - per dirla alla De Gregori - con ben tre ore di concerto. Una cavalcata musicale che è iniziata e finita con due inediti, tanto per non guardare troppo al passato remoto delle loro storiche carriere. Francesco De Gregori con cappello, occhiali scuri e armonica a bocca d'ordinanza e Lucio Dalla con il suo clarinetto hanno aperto le danze sulle note di "Over the rainbow", chiudendole dopo una ventina di canzoni con l'inedito "Non basta saper cantare" scritto a quattro mani ma con un'evidente influenza di De Gregori su testo e musica.
Un inedito capace di riassumere il senso di una serata live in bilico tra ricordi e speranze future, dove l'orecchio rivolto alle canzoni del passato (magari riarrangiate per l'occasione) è servito a non deludere una platea in cerca dei grandi successi di un tempo. Da "Anna e Marco" a "Canzone" di Lucio Dalla, da "Titanic" a "Viva l'Italia" di De Gregori (una canzone d'amore ancora sospesa tra retorica e polemica, ha detto il Principe), in un incessante palleggio tra i rispettivi repertori che, a tratti, ha rischiato di annoiare quando è mancato uno sforzo di ulteriore arrangiamento delle canzoni originali (in particolare quelle di Lucio Dalla) tipico invece dei concerti dal vivo di De Gregori, sulla scia del miglior Bob Dylan.
I momenti da incorniciare restano quelli in cui si è sentito più forte il feeling musicale tra i due, quando ogni canzone sembrava essere rinata a nuova vita come se fosse stata ricomposta per l'occasione: basti pensare a "Santa Lucia", a "La leva calcistica della classe '68", a "Due zingari" e a "La valigia dell'attore" di De Gregori, oppure a "Tutta la vita", ad "Anna e Marco", a "Come è profondo il mare" e a "Futura" di Dalla. Da brividi, invece, gli assoli di De Gregori con la sua "Donna cannone" e di Dalla con la potente "Caruso".
Non sono mancati poi alcuni simpatici siparietti tra i due vecchi compagni di banda che sul finire, fingendo di aver terminato il concerto, non si sono fatti pregare troppo per ritornare sul palco ad inanellare un'altra sessione di canzoni: da ricordare "Buonanotte fiorellino" in un'accattivante versione rock-blues e l'ultima, nuova chicca musicale a firma Dalla & De Gregori. Come a dire: senza cuore non c'è talento o voce che tenga, perché non basta saper cantare. Anche se a volte serve.
Lo scorso 5 maggio il duo romano-bolognese ha fatto tappa al Teatro degli Arcimboldi di Milano, dove hanno deliziato il pubblico pagante - per dirla alla De Gregori - con ben tre ore di concerto. Una cavalcata musicale che è iniziata e finita con due inediti, tanto per non guardare troppo al passato remoto delle loro storiche carriere. Francesco De Gregori con cappello, occhiali scuri e armonica a bocca d'ordinanza e Lucio Dalla con il suo clarinetto hanno aperto le danze sulle note di "Over the rainbow", chiudendole dopo una ventina di canzoni con l'inedito "Non basta saper cantare" scritto a quattro mani ma con un'evidente influenza di De Gregori su testo e musica.
Un inedito capace di riassumere il senso di una serata live in bilico tra ricordi e speranze future, dove l'orecchio rivolto alle canzoni del passato (magari riarrangiate per l'occasione) è servito a non deludere una platea in cerca dei grandi successi di un tempo. Da "Anna e Marco" a "Canzone" di Lucio Dalla, da "Titanic" a "Viva l'Italia" di De Gregori (una canzone d'amore ancora sospesa tra retorica e polemica, ha detto il Principe), in un incessante palleggio tra i rispettivi repertori che, a tratti, ha rischiato di annoiare quando è mancato uno sforzo di ulteriore arrangiamento delle canzoni originali (in particolare quelle di Lucio Dalla) tipico invece dei concerti dal vivo di De Gregori, sulla scia del miglior Bob Dylan.
I momenti da incorniciare restano quelli in cui si è sentito più forte il feeling musicale tra i due, quando ogni canzone sembrava essere rinata a nuova vita come se fosse stata ricomposta per l'occasione: basti pensare a "Santa Lucia", a "La leva calcistica della classe '68", a "Due zingari" e a "La valigia dell'attore" di De Gregori, oppure a "Tutta la vita", ad "Anna e Marco", a "Come è profondo il mare" e a "Futura" di Dalla. Da brividi, invece, gli assoli di De Gregori con la sua "Donna cannone" e di Dalla con la potente "Caruso".
Non sono mancati poi alcuni simpatici siparietti tra i due vecchi compagni di banda che sul finire, fingendo di aver terminato il concerto, non si sono fatti pregare troppo per ritornare sul palco ad inanellare un'altra sessione di canzoni: da ricordare "Buonanotte fiorellino" in un'accattivante versione rock-blues e l'ultima, nuova chicca musicale a firma Dalla & De Gregori. Come a dire: senza cuore non c'è talento o voce che tenga, perché non basta saper cantare. Anche se a volte serve.
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