martedì 11 maggio 2010

L'uomo nell'ombra, di Roman Polanski

Tutti hanno votato Adam Lang (Pierce Brosnan), l’ex primo ministro britannico ora accusato di crimini di guerra per aver autorizzato la cattura illegale di sospetti terroristi poi consegnati alla Cia per essere torturati. Ormai caduto in disgrazia di fronte all’opinione pubblica mondiale, il politico – protagonista dell’ultimo film di Roman Polanski, L’uomo nell’ombra – è in procinto di pubblicare le sue memorie con l’aiuto di Mike McAra, storico assistente di Lang nonché suo ghost writer, ossia lo scrittore-ombra incaricato di redigerne la biografia.

Misteriosamente, però, McAra viene ritrovato senza vita su una spiaggia della costa orientale degli Stati Uniti, dove l’ex premier britannico si tiene a debita distanza dagli occhi famelici della stampa internazionale. Per questo viene ingaggiato, a tempo di record, un altro ghost writer (Ewan McGregor) – di cui non si saprà mai il nome – con il compito di finire la biografia di Adam Lang nell’arco di un mese, per l’invitante cifra di 250 mila dollari. Il ghost writer dovrà però trasferirsi negli Stati Uniti per andare a intervistare il suo cliente. All’inizio è titubante, venuto a conoscenza delle grane giudiziarie piombate addosso al politico britannico, ma alla fine decide di fare le valigie e partire. Sembra quasi che il libro sulla vita di Lang sia più una bomba pronta ad esplodere che una semplice biografia, seppur pagata a peso d’oro.

Una volta giunto a destinazione, lo scrittore ombra si rende conto dell’isolamento che circonda la vita da presunto criminale di guerra dell’ex primo ministro. Qui incontrerà la moglie di Lang, Ruth (Olivia Williams), con la quale nascerà un rapporto di confidenza: entrambi sembreranno due ombre al cospetto del gigante politico incriminato dalla giustizia internazionale. Pian piano, però, saranno proprio loro a distinguersi nell’evolversi della storia, svelando segreti inconfessabili e imprevedibili.

Il regista Roman Polanski, traendo spunto dal romanzo Il ghostwriter (Mondadori) di Robert Harris, ha realizzato un thriller accattivante e coinvolgente. La scelta della location dove esiliare Adam Lang ha contribuito ad accrescere il senso di impotenza del ghost writer dinanzi ai segreti impronunciabili del potere. Fino all’ultima sequenza – perfettamente riuscita – la verità non viene svelata, lasciando allo spettatore la libertà di congetturare sui misteri della vicenda.

Qualcuno ha voluto intravedere, tra le righe della storia di Robert Harris, un non troppo velato accenno alla parabola di Tony Blair (di cui Harris è stato collaboratore). Resta comunque il senso di angoscia di un film capace di rendere su pellicola l’eterno quesito che il comune cittadino si pone ogni giorno: quale oscura verità si nasconde dietro al potere della politica?

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