di Paolo Massa
Avete amato senza sosta il capolavoro di Clint Eastwood Mystic River, e non vi siete più dimenticati la meravigliosa ambientazione in una torbida e fredda Boston? Vi siete chiesti a più riprese dove alberga la verità che ognuno di noi cerca disperatamente di afferrare per meglio comprendere i misteri delle proprie vite? Allora il sorprendente debutto alla regia di Ben Affleck, con il film Gone Baby Gone, tratto anch’esso, come Mystic River, da un romanzo di Dennis Lehane (La casa buia, Piemme edizioni), farà di certo al caso vostro.
Una bambina è misteriosamente scomparsa, si chiama Amanda McCready, ha solo quattro anni e si è letteralmente volatilizzata nel malfamato quartiere di Dorchester, a Boston, dove viveva insieme alla madre e ai nonni. Subito i mezzi di informazione, televisione in primis, si lanciano sulla notizia, stazionando giorno e notte di fronte alla casa della famiglia McReady. Il caso diventa di interesse pubblico, e la polizia, con a capo il capitano Jack Doyle (Morgan Freeman), cerca in tutti i modi di trovare qualche indizio utile alle indagini. Intanto vengono assunti dalla nonna della bambina anche due agenti privati, specializzati nel ritrovamento di persone scomparse, interpretati da Casey Affleck (fratello di Ben) nei panni di Patrick Kenzie e da Michelle Monaghan nel ruolo di Angela Gennaro.
Patrick e Angela sono fidanzati, ma non sanno se accettare o meno il caso della piccola Amanda, sconvolti anche loro in prima persona dalla tragica vicenda. Da subito, dunque, non appena la coppia decide di seguire qualche pista per ritrovare la bambina, si comprende che il film è tutto incentrato sull’eterna lotta tra bene e male, tra verità e menzogna, e nella ricerca affannosa di quella verità da tutti tanto anelata, ci si imbatterà in segreti che non avrebbero dovuto essere svelati. E i personaggi in prima persona, di fronte a scelte che metteranno a dura prova la loro capacità di discernere tra giusto e sbagliato, dovranno fare i conti con se stessi.
Questo ci sembra il maggior pregio della pellicola, uscita in Italia lo scorso aprile ma quasi invisibile nelle nostre sale: pensate che nel Regno Unito il film fu posticipato da dicembre 2007 a giugno 2008 per paura di troppi evidenti richiami della storia alla vicenda (vera) della scomparsa di Madeleine McCann. Una pellicola che non lascia spazio alcuno a consolazioni dell’ultima ora, anche perché quando si è costretti, in questo caso dalla propria coscienza, a prendere decisioni sì giuste ma pur sempre dolorose, ognuno sarà consapevole, come lo è Patrick Kenzie, di dover alla fin fine rinunciare ai propri desideri che spesso cozzano con la cosa giusta da fare. Quale strada imboccare? Un film da non perdere.
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