"La differenza fra me e Rushdie è questa: lui condannato da un regime che non tollera alcuna espressione contraria alla sua ideologia; mentre laddove la censura non esiste ciò che ne prende le veci è la disattenzione, l'indifferenza, il rumore di fondo del fiume di informazioni che scorrono senza avere capacità di incidere". Lo scrive Roberto Saviano su La Repubblica ricordando ai propri lettori cosa si prova a parlare nella culla che, in passato, ha premiato grandi scrittori con l'ambito premio Nobel. Con lui c'era anche Salman Rushdie, che gli ha confidato: "Continua ad avere fiducia nella parola, oltre ogni condanna, oltre ogni accusa. Ti daranno la colpa di essere sopravvissuto e non morto come dovevi. Fregatene. Vivi e scrivi. Le parole vincono". Grazie Roberto, grazie Salman.
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