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Il “Giorno del Giudizio” è arrivato. La lotta tra il Bene e il Male, per decidere le sorti della nostra Terra, è in mano a un gruppo di esseri umani sopravvissuti alla distruzione nucleare. Da allora il mondo è in balia dei Terminator, macchine da guerra controllate dall’intelligenza artificiale denominata Skynet. Questo il contesto di partenza del quarto (o sarebbe meglio dire del nuovo) capitolo, Terminator Salvation, del ciclo cinematografico creato e diretto per la prima volta nel 1984 dal regista James Cameron.Ora, invece, sotto la direzione di McG, con un bel salto nel futuro – ci troviamo nell’anno 2018 – assistiamo alla visione di una Terra ormai devastata dalla brutale battaglia tra la resistenza, le cui uniche speranze sono riposte in John Connor (Christian Bale), e la schiera di Terminator pronti ad uccidere il padre di Connor, quel Kyle Reese che nel primo film diretto da Cameron veniva dal futuro (l’anno 2029) proprio per salvare la vita a Sarah Connor, nel mirino del cyborg interpretato all’epoca dall’attuale governatore della California Arnold Schwarzenegger.
Anche qui abbiamo un balzo dal passato al presente e viceversa, con la prima sequenza che ci mostra il condannato a morte Marcus Wright (un ottimo Sam Worthington) dare il proprio consenso al trattamento del suo corpo per scopi scientifici. La promessa è quella di poter tornare un giorno a rivivere, ma al momento della “resurrezione” – dopo un periodo di ibernazione – Marcus si troverà proprio nel bel mezzo della guerra tra ribelli e Terminator. Un altro rimando al passato è rappresentato dalla registrazione del messaggio vocale che Sarah Connor lasciò al figlio per dargli informazioni sul padre Kyle Reese, che nel 2018 è ancora un ragazzino. Sarà proprio Marcus a rintracciarlo in una Los Angeles completamente distrutta, e quando s’incontrerà/scontrerà con John Connor deciderà di aiutare il leader dei ribelli a impedire l’uccisione di Kyle.
Il film, almeno nella prima parte, riesce bene a rendere visivamente il paesaggio devastato di una Terra in balia di Skynet, anche se a lungo andare i sin troppo roboanti (e fini a se stessi) effetti speciali, non tanto funzionali alla storia quanto capaci di stordire le orecchie (e gli occhi) dello spettatore, finiscono per evidenziare ancor di più le mancanze della sceneggiatura, a tratti un tantino scontata nei dialoghi e priva di un adeguato scavo psicologico dei personaggi.
Meritorio, invece, il tentativo di dare linfa vitale ad una saga che fa di questo nuovo capitolo l’inizio di una trilogia tutta ambientata nel futuro. Perché se la battaglia tra Resistenza e Skynet si conclude in Terminator Salvation, la guerra è ancora lontana dall’arrestare la sua violenta scia di morte e disperazione. Sarà davvero l'inizio della fine?
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