domenica 30 marzo 2008
venerdì 28 marzo 2008
Ospite in tv

mercoledì 26 marzo 2008
Ricomincio da ROMA

domenica 23 marzo 2008
La Poesia della Vita

Naturalmente nessuno se ne è accorto. Si può anche capire. Con questi chiari di luna a chi vuoi che interessi la Giornata mondiale della Poesia? Sì, era proprio ieri l’altro, il 21 marzo. Per essere molto, ma molto buoni si può dire che la coincidenza con il Venerdì Santo ha oscurato la poesia. È brutto da scrivere, da leggere e poi, magari, non è neppure la verità. No, no, è che spazio per la poesia sembra che non ce ne sia. Eppure Neruda diceva: «La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane». E ce ne vorrebbe molta di quella farina. Ma facciamocene una ragione. Cara grazia se si leggono le pagine sportive per vedere i commenti sul risultato della squadra del cuore, figurati le poesie... e poi «non sono cose da uomo». Questa l’ho sentita io con le mie orecchie... come se parlassero di un paio di scarpe coi tacchi a spillo. Ma la poesia, prima di essere verso, metrica, rima, è vita. Basta alzare gli occhi e guardare intorno. Quello sguardo allungato della madre come a proteggere il bambino che sta correndo è poesia. La borsa sdrucita dalla quale esce un sedano che l’anziana signora ha comprato per dare un po’ di sapore alla minestra che preparerà per il suo uomo è poesia. Due figure strette, stagliate contro il tramonto sulla spiaggia sono poesia. La lunghissima treccia di mia figlia è poesia. Il sorriso che riesci a tirar fuori dopo un pianto dirotto è poesia. L’attesa è poesia. Riconoscere che siamo tutti la stessa persona è poesia. Le foto che seguono la crescita dei miei bambini sono poesia. L’amico che non senti più, ma che culli nella memoria è poesia. Quella volta che il papà andando in macchina ha detto «Ecco, bambini, adesso la strada precipita a valle» e noi ci siamo messi a urlare dal terrore di sfracellarci è poesia. Il ricordo è poesia. L’uomo carico di anni, ma mai vecchio, che cammina fiero col bastone per mano sinistra dopo la rottura del femore è poesia. La dolcezza è poesia. La montagna vista da lontano è poesia. Gli occhi che si chiudono dal sonno sono poesia. Puccini è poesia. Gadda è poesia. I rari rumori della notte sono poesia. La finestra che adesso apro per andare in terrazza a guardare il lago è poesia. Insomma la poesia è dappertutto, ma sarà vero che solo pochi la vedono? Io non ci voglio credere. Anche la persona più fredda e disincantata, più malvagia e sgradevole, più perversa e scellerata in un angolino del suo animo deve avere un ricordo, un rimpianto.
E il rimpianto è già poesia.
E il rimpianto è già poesia.
domenica 16 marzo 2008
sabato 15 marzo 2008
Il mestiere di scrittore
Io non entrerò in politica. Il mio mestiere è quello di scrittore. E fin quando riuscirò a scrivere, continuerò a considerare questo lo strumento di impegno più forte che possiedo. Racconto il potere, ma non riuscirei a gestirlo. Non si tratta di rinunciare ad assumersi la propria responsabilità, ma considerarla parte del proprio lavoro. Tentare di impedire che il chiasso delle polemiche distolga l'attenzione verso problemi che meno fanno rumore, più fanno danno. O che le disquisizioni morali coprano le scelte concrete a cui sono chiamati tutti i partiti. È questo il compito che a mio avviso resta nelle mani di un intellettuale. Credo sia giunto il momento di non permettere più che un voto sia comprabile con pochi spiccioli. Che futuri ministri, assessori, sindaci, consiglieri comunali possano ottenere consenso promettendo qualche misero favore. Forse è arrivato il momento di non accontentarci.
There will be blood
I primi minuti de Il Petroliere con Daniel Day-Lewis, per la regia di Paul Thomas Anderson, sono da antologia del cinema. Immagini dure, sullo sfondo di un arido New Mexico sul finire dell’800, dove l’unica cosa di valore sembra sgorgare dal sottosuolo (come nel caso del petrolio che farà la fortuna del protagonista). E la forza fisica con la quale Daniel Plainview cercherà quest’oro nero (resa alla perfezione da un ottimo Daniel Day-Lewis), in aggiunta alle prime sequenze quasi del tutto mute che lo ritraggono intento a scavare nelle profondità della terra, rappresentano il maggior pregio della pellicola. Una pellicola che ci narra in 158 minuti la parabola violenta e senza scrupoli di un uomo che ricavò le sue fortune dal petrolio, cercandolo fino in California, dove i suoi pozzi contribuirono allo sviluppo di una piccola comunità, molto religiosa, a Little Boston. Ecco dunque delinearsi le due visioni – una dedita alla massimizzazione del profitto, rappresentata dal petroliere, e l’altra pervasa da una profonda fede, impersonata dal pastore – che fanno de Il Petroliere una battaglia psicologica tra due caratteri tanto diversi quanto pervasi dalla stessa mania di grandezza, che li porterà insieme ad una fine ingloriosa. Un grande attore (Daniel Day-Lewis), e una grande interpretazione (a volte un po’ sopra le righe), per un film, forse un po’ troppo lungo, non altrettanto all’altezza. Un capolavoro mancato.
giovedì 13 marzo 2008
Alla ricerca dei "CLASSICI" perduti

Altro che meritocrazia!

mercoledì 12 marzo 2008
Boomerang Kids: “bamboccioni” made in USA

Riscossa cinese nella classifica MBA

lunedì 10 marzo 2008
Occhio alle promesse elettorali


domenica 9 marzo 2008
venerdì 7 marzo 2008
I segreti di Roma, di Corrado Augias



giovedì 6 marzo 2008
Al buio di una sala...

mercoledì 5 marzo 2008
Il nuovo che (non) avanza
Votare o non votare...#2

martedì 4 marzo 2008
Votare o non votare...

lunedì 3 marzo 2008
Il sogno di una cosa
Domani, 4 marzo 2008, la campagna elettorale per le primarie democratiche negli Stati Uniti, che vede fronteggiarsi Hillary Clinton e Barack Obama, potrebbe concludersi definitivamente ma anche no. Spetterà agli elettori del Texas e dell'Ohio dare l'ultima spinta verso la nomination presidenziale a Barack Obama oppure riaccendere le speranze della sempre meno agguerrita Hillary Clinton, forse ormai consapevole della (quasi) vittoria del suo giovane rivale afro-americano e senatore dell'Illinois. Mai sottovalutare però i propri avversari, e questo vale a maggior ragione per Hillary.
Dall'inizio, con la sua discesa in campo (democratico) per la corsa alla presidenza statunitense, ho parteggiato per Barack Obama. Non so spiegarmi il perchè, ma da subito ho sentito una comunanza di ideali, che nel caso del giovane senatore di Chicago hanno lasciato ampio spazio ai sogni e alle utopie di una nuova generazione (forse per troppo tempo disillusa dalla visione ultraconservatrice di Bush jr. & Co.).
Sono stati poi anche i suoi magnifici discorsi farciti di retorica all'ennesima potenza a convincermi a seguirlo con ammirazione: e che retorica, ragazzi! E last but not least l'incredibile movimento popolare (in particolare tra i giovani) che ha contribuito non poco a farmi sentire in parte un giovane (italo)americano pronto a dare una svolta alla politica a stelle e strisce. Anche se solo idealmente, e perchè no?, con la forza della musica, che nel bene e nel male rimane sempre uno dei migliori strumenti di aggregazione sociale.
Non ci credete? Ascoltate un po' qui, allora...
Fenomenologia di un blog

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