Si fa un gran parlare, in questi giorni, delle rispettive candidature che i due maggiori partiti italiani - Pd e Pdl - hanno scelto per presentarsi alle prossime elezioni politiche. A destra fa scalpore la presenza nelle liste del fascista Ciarrapico, a sinistra invece dell'industriale Calearo. Ormai, come si sente sempre più spesso dire nei due schieramenti politici contrapposti, i programmi sembrano quasi gli stessi - e questo non è del tutto negativo - mentre i candidati al Parlamento ci appaiono come delle scelte per lo più simboliche. Altro che meritocrazia! Non mi sembra si rivendichino le proprie candidature per meriti particolari, bensì per ciò che un Ciarrapico, un Calearo o un Matteo Colaninno di turno rappresentano. E questa impressione diviene ancor più forte a sentire Bertinotti (anche lui candidato premier) attaccare il Partito democratico per aver scelto esponenti dell'imprenditoria anzichè del mondo operaio, come se queste sterili divisioni ideologiche potessero far davvero rialzare l'Italia. Ma alla fine, a pensarci bene, le candidature di alcune personalità piuttosto che di altre servono in primis a racimolare voti. E che importa se ognuno di questi voti verrà dato senza la minima consapevolezza, senza chiedersi perchè un Ciarrapico, un Calearo o un Colaninno meritino di approdare in Parlamento? Basta che portino più voti possibile. E' questo che importa, giusto?
giovedì 13 marzo 2008
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