
martedì 29 aprile 2008
Lo specchio di un Paese

domenica 27 aprile 2008
L'isola dei misteri

mercoledì 23 aprile 2008
Il destino di un Paese

P.S. Un accenno a Berlusconi: questa volta sarà davvero l’ultima che lo vedremo al governo del Paese, un Paese non facilmente governabile soprattutto in tempi di crescita (quasi) a zero. Caro Presidente del Consiglio, si dia da fare per l’Italia, e alla svelta, altrimenti saranno guai per noi tutti (lei compreso, se aspira ancora ad avere un posticino di riguardo nei libri di storia).
martedì 22 aprile 2008
La vita in una scatola

Massimo Gramellini
domenica 20 aprile 2008
Onora il padre e la madre

Capolavori che si arricchiscono ora di un’altra grande pellicola, presentata fuori concorso nel 2007 alla seconda edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, e da poco uscita anche nei nostri cinema. Si tratta del film Onora il padre e la madre - in lingua originale, invece, Before the Devil Knows You’re Dead - con attori del calibro di Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke e Marisa Tomei.
Il titolo in inglese deriva dall’antico detto irlandese May you be in heaven half an hour before the devil knows you’re dead (Che tu possa trascorrere mezz’ora in paradiso prima che il diavolo sappia che sei morto). A dir poco inquietante, al pari della storia narrata per immagini da Sidney Lumet. Una storia che ha inizio paradossalmente dalla fine, che avrà in realtà ulteriori evoluzioni tragiche e imprevedibili, pronte a sorprendere ad ogni sequenza lo spettatore.
Come dicevo, già il titolo originale - Before the Devil Knows You’re Dead – ci aiuta ad entrare nel corpo della vicenda che coinvolgerà due fratelli, Andy (Hoffman) ed Hank (Hawke), alla disperata ricerca di soldi facili. Come e dove ottenerli?
Guardando il film, subito capiamo che questo avverrà con una rapina in una gioielleria, ma niente andrà secondo i piani. Ecco allora iniziare il viaggio dei due protagonisti in tempi e luoghi ad ogni sequenza differenti, per mezzo di flashback che ci porteranno indietro a ripercorrere la decisione di Andy ed Hank di organizzare la rapina. Così lo spettatore si ritroverà a guardare più volte una stessa scena, ma da angoli visuali diversi e con sviluppi paralleli alla storia principale.
E’ un continuo rimettere in discussione le nostre certezze, dinanzi ad una realtà (cinematografica) che si compone e scompone con una facilità ed una perfezione unica. Il regista Lumet ci porta così dove vuole lui, grazie anche ad una sceneggiatura ad orologeria, dove ogni incastro è studiato nei minimi particolari, e dove ogni immagine è un tassello in più nella nostra mente per aumentare l’ansia che proviamo nel seguire le riprovevoli azioni dei personaggi.
E proprio l’amoralità che pervade gran parte dei protagonisti - vedi per esempio Gina (una sensuale Marisa Tomei), moglie di Andy che va a letto con Hank - ben si ricollega alla figura del Diavolo (riecheggiata nel titolo orginale) che sembra aspettarci al varco dell’Inferno, a voler punire quel peccato originale insito nell’animo umano.
Una visione pessimistica del mondo, quella di Lumet, che se a tratti ci mostra una speranza nascosta nella coscienza profonda di alcuni personaggi, non manca mai di mostrarci invece tutto il male che quegli stessi personaggi sono capaci di provocare.
giovedì 17 aprile 2008
LEONARDO SCIASCIA - A ciascuno il suo

Il romanzo ha inizio con l’arrivo di una lettera minatoria anonima indirizzata al farmacista Manno: “Questa lettera è la tua condanna a morte, per quello che hai fatto morirai”. Suonano quasi come uno scherzo, queste parole, e il farmacista del paese sembra credere proprio ad uno scherzo, anche se di pessimo gusto. Solo che di lì a poco, Manno e il dottor Roscio, durante una delle loro consuete battute di caccia, verranno trovati entrambi assassinati, “colpito alle spalle il farmacista, al petto il dottor Roscio”.
Tutti in paese cominciano allora a chiedersi quale possa essere stato il movente dell’efferato omicidio, anche se da subito inizia a circolare la pista del delitto passionale ai danni del farmacista. Il dottor Roscio, insomma, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma l’unico a non crederci resta il professor Laurana, il solo a voler continuare imperterrito ad indagare sul mistero del duplice omicidio. Soprattutto dopo aver scoperto che Roscio, qualche giorno prima di morire, si era recato a Palermo per incontrare un amico al quale avrebbe voluto riferire di un noto personaggio del suo paese in odore di corruzione.
E’ a questo punto, allora, che il professor Laurana, grazie anche ad altre scoperte frutto di una lucidissima indagine personale, comincia a pensare che forse il vero bersaglio non era il farmacista Manno, bensì il dottor Roscio. Ucciso perché sapeva troppo. Ucciso perché potesse tacere per sempre.
Ecco dunque delinearsi il senso profondo del romanzo di Sciascia, che nello scrivere un libro a metà tra un giallo e un’opera di denuncia civile, ci dona una mirabile rappresentazione scritta – e per questo ancora più impressa nella nostra coscienza – di una Sicilia ai margini della legalità, dove l’omertà e la violenza sono velenoso pane quotidiano, sintomo di uno status quo inaccettabile ma purtroppo reale se non ancora attuale.
“Ho letto il tuo giallo che non è un giallo” scrisse Italo Calvino a Leonardo Sciascia nel 1965, “con la passione con cui si leggono i gialli, e in più il divertimento di vedere come il giallo viene smontato, anzi come viene dimostrata l'impossibilità del romanzo giallo nell'ambiente siciliano”.
mercoledì 16 aprile 2008
My Blueberry Nights
.jpg)
domenica 13 aprile 2008
La famiglia Savage

venerdì 11 aprile 2008
Lacrime presidenziali

Piccola Grande JUNO

mercoledì 9 aprile 2008
La rimonta impossibile?

martedì 8 aprile 2008
La torcia della discordia

lunedì 7 aprile 2008
We want to believe

Etichette:
hic et nunc,
in my life,
taccuino cinefilo
sabato 5 aprile 2008
giovedì 3 aprile 2008
No country for old men
Non è un paese per vecchi, ultimo grande film dei fratelli Coen - che ricorda per certi versi “Fargo”, altro loro capolavoro – è una pellicola che non si dimentica così facilmente. Le ambientazioni, i personaggi e le situazioni nelle quali sono coinvolti, a tratti lasciano senza fiato lo spettatore, incapace durante i 122 minuti del film di dare una spiegazione plausibile a tutta l’atroce violenza cui assiste in sala. Siamo nel Texas degli anni 80, dove un uomo si imbatte casualmente in alcuni cadaveri frutto di una violenta lite per questioni di droga. Qui il personaggio troverà una valigetta piena di denaro, che di lì a poco diventerà il peggiore dei suoi incubi, dal momento che un assassino psicopatico (un Javier Bardem praticamente perfetto) farà di tutto per recuperarne il contenuto. Riuscirà ad impadronirsi del prezioso bottino? E’ quello che lo spettatore continuerà a chiedersi nel seguire, alternativamente, la disperata fuga dell’uomo e la furiosa rincorsa dell’assassino. Intanto, ecco farsi avanti un altro personaggio della storia, lo sceriffo Roscoe Giddens (interpretato da un misurato Tommy Lee Jones) con il compito di inseguire anch’egli l’uomo in fuga, ma per evitare che incontri l’omicida/Javier Bardem che sta mietendo una vittima dopo l’altra per il solo gusto di uccidere. Ed è questa violenza gratuita, che l’anziano sceriffo decifra sulle diverse scene del delitto, a minare la residua speranza di Giddens, ormai vicino alla pensione e quasi del tutto disilluso dalla malvagità che lo circonda. Da qui il titolo Non è un paese per vecchi, tratto dall’omonimo libro di Cormac McCarthy. Insomma, un grande film che nel narrare una storia violenta, con tutti i particolari macabri del caso, non ne spiega fino in fondo le ragioni profonde (quasi come se non ce ne fossero), lasciando lo spettatore a chiedersi il perché di tanta ferocia spesso gratuita. Per niente consolatorio.
Iscriviti a:
Post (Atom)