Le proteste in Tibet, dove per mano del potere totalitario cinese si sta verificando un vero e proprio genocidio culturale, hanno aperto un enorme squarcio di perplessità sulle prossime Olimpiadi di Pechino. C’è chi parla della necessità di boicottare la manifestazione tanto attesa (ormai da 4 anni) per dare un segnale forte alla Cina capital-comunista, affinché questa si decida (seppur gradualmente) di democratizzare la vita sociale dei propri cittadini. Allora mi chiedo se davvero un boicottaggio del genere possa servire allo scopo o se invece non rischi di acuire ancor di più la repressione politica della dirigenza comunista cinese. Io, a pensarci bene, credo alla seconda opzione, ed è per questo che non condividerei un boicottaggio generalizzato – da parte dei nostri sportivi – ma sarei invece più favorevole ad un simbolico boicottaggio politico, mirato ad evitare la presenza dei capi di Stato e di Governo all’inaugurazione dei Giochi Olimpici. Sarebbe questa una coraggiosa presa di posizione in difesa di quei semplici e (non sempre) universali ideali di giustizia e libertà, ideali di cui si sente tremendamente bisogno ora che la torcia olimpica ha iniziato il suo giro per il mondo.
martedì 8 aprile 2008
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3 commenti:
D'accordo con te, Paolo.
bravo gordon brown
rob
Noto che anche altri (vedi Bush jr. e Ban Ki-Moon dell'Onu) hanno seguito l'esempio di Gordon. Staremo a vedere...
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