di Paolo Massa
Aveva 26 anni, faceva il giornalista, anzi era praticante abusivo in attesa di regolarizzazione presso la redazione napoletana de Il Mattino. Era un ragazzo abituato ad informarsi su tutto, verificando le notizie che scriveva e indagando a fondo sui fatti che raccontava. Si chiamava Giancarlo Siani ed è stato l’unico giornalista ammazzato dalla camorra. Correva l’anno 1985, quando la sera del 23 settembre Siani venne ucciso sotto casa con dieci colpi di pistola.Oggi, a distanza di ventiquattro anni, arriva nelle sale (il prossimo 27 marzo) il film diretto da Marco Risi intitolato Fortapàsc. Nei panni del giovane giornalista napoletano l’attore Libero De Rienzo. La pellicola si concentra perlopiù sugli ultimi quattro mesi della sua vita, mesi di duro lavoro a inseguire piste che portassero il più vicino possibile a collegamenti tra criminalità organizzata e politica. In quel periodo, tra l’altro, molti affari illeciti ruotavano proprio attorno alle ricostruzioni dopo il terremoto in Irpinia. Durante quella sua ultima estate, Giancarlo Siani ogni giorno scendeva dal Vomero, dove abitava, a Torre Annunziata, dove lavorava come corrispondente per Il Mattino. Quella Torre Annunziata regno indiscusso del boss Valentino Gionta. E addentrandosi nei meandri della realtà di Torre, Siani cominciò pian piano a pubblicare inchieste approfondite sul contrabbando di sigarette e sul crescente potere dell’impero economico del boss locale Gionta.
Sin dagli anni universitari, quando collaborava a diversi periodici napoletani, Giancarlo iniziò a mostrare grande interesse per le problematiche sociali dell’emarginazione, dalla quale la camorra attingeva forze fresche. Prese così, Giancarlo, ad analizzare con occhio fotografico il fenomeno della criminalità organizzata, specializzandosi poi nello studio dell’evoluzione delle singole famiglie camorristiche. E nei suoi articoli era palpabile la denuncia contro le infiltrazioni mafiose nella vita politica, che condizionavano senza appello elezioni e decisioni pubbliche.
Fu proprio un articolo, pubblicato sulle colonne de Il Mattino il 10 giugno 1985, a decretare la condanna a morte di questo giovane e impavido giornalista. Nel pezzo Siani osò scrivere che dietro l’arresto del boss Valentino Gionta (attualmente in carcere per ergastolo) c’era il tradimento della famiglia di Lorenzo Nuvoletta, referente in Campania della mafia di Totò Riina. Un’infamia di cui i Nuvoletta non volevano essere accusati. Ci vollero tre mesi per organizzare l’omicidio di Siani. Fino a quella sera di settembre del 1985, quando Giancarlo, di ritorno da una giornata di lavoro in redazione, e pronto per andare a vedere insieme alla ragazza un concerto di Vasco Rossi a Napoli, fu barbaramente ucciso nella sua auto. Quel concerto ci fu lo stesso, ma senza Giancarlo.
Si ringrazia l'ufficio stampa Studio Nobile Scarafoni
Fortapàsc
Regia Marco Risi
Sceneggiatura Jim Carrington, Andrea Purgatori, Marco Risi
Produzione Bìbì Film, Rai Cinema, Minerva Pictures Group
Distribuzione 01 Distribution
Paese Italia
Uscita Cinema 27-03-2009
Genere Drammatico
Durata 106’
2 commenti:
Ho sentito dire qualche volta da qualcuno che anche lui, come Enzo Baldoni, si era arrischiato troppo ed era andato "allo sbaraglio". Quando sento queste cose, beh, dire che mi girano è poco.
Lui, come Enzo, seri professionisti abituati a dire cose che in pochi dicevano, fare cose che in pochi facevano, scrivere per amore della giustizia e per il desiderio di un mondo diverso.
Tutti e due ammazzati e spesso dimenticati.
E fai benissimo a precisare che quell'abusivo non significa niente, fa solo parte della stupida legge interna dei quotidiani e dei media, che non sempre premia i meritevoli. Ma molto spesso le persone che meritano non sono quelle che hanno un contratto fisso, che scrivono per una testata importante... sono quelle che hanno una luce dentro e l'animo pulito.
Questo film sarà un film importante.
Non vedo l'ora di guardarlo, il film. Ma tu l'hai letto il libro su Siani "L'abusivo"? Deve essere bello...
D'accordissimo con te, Antonio, sul fatto che le "persone che meritano sono quelle che hanno una luce dentro e l'animo pulito".
E Giancarlo, come Enzo, ce lo ricorderanno sempre con la forza indelebile del loro esempio.
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