di Luca Ricolfi
(...) Quanto ai due maggiori partiti, il Pd e il Pdl sono entrambi - oggi - due partiti conservatori di massa, che si differenziano fra loro essenzialmente per gli interessi verso cui hanno un occhio di riguardo: la sinistra non ha la minima intenzione di disturbare la sua base sociale, fatta di pensionati e lavoratori «garantiti», la destra non ha la minima intenzione di disturbare la propria, fatta di partite Iva, ceti professionali, imprenditori. La sinistra non avrà mai il coraggio di riformare il mercato del lavoro, sfidare i sindacati, abbandonare le corporazioni dei magistrati, degli insegnanti, dei professori universitari. La destra non avrà mai il coraggio di combattere l’evasione fiscale, estirpare il lavoro nero, liberalizzare il commercio e le professioni, difendere i consumatori contro gli abusi delle imprese, grandi o piccole che siano. Così le cose buone che piacerebbero agli uni sono destinate a restare lettera morta per il veto degli altri. E viceversa. (...)
Si può pensare anche, tuttavia, che la comune ispirazione conservatrice della destra e della sinistra non sia altro, in fondo, che l’espressione politica di quel che noi stessi siamo. Un popolo in cui l’aspirazione al cambiamento si manifesta a ondate improvvise, come ribellismo anarcoide, su un sottofondo costante, duraturo, pietroso fatto di particolarismo, di tenace attaccamento ai nostri interessi immediati, individuali e di gruppo. Se questo è ciò che siamo, non deve stupire che - da noi - le forze del cambiamento siano minoranza sia a destra sia a sinistra, e che alla fine della storia, dopo un quindicennio di seconda Repubblica, la competizione politica fondamentale sia diventata una sfida fra due conservatorismi (...).
Si può pensare anche, tuttavia, che la comune ispirazione conservatrice della destra e della sinistra non sia altro, in fondo, che l’espressione politica di quel che noi stessi siamo. Un popolo in cui l’aspirazione al cambiamento si manifesta a ondate improvvise, come ribellismo anarcoide, su un sottofondo costante, duraturo, pietroso fatto di particolarismo, di tenace attaccamento ai nostri interessi immediati, individuali e di gruppo. Se questo è ciò che siamo, non deve stupire che - da noi - le forze del cambiamento siano minoranza sia a destra sia a sinistra, e che alla fine della storia, dopo un quindicennio di seconda Repubblica, la competizione politica fondamentale sia diventata una sfida fra due conservatorismi (...).
2 commenti:
l`anno scorso avevo fatto un disegno a riguardo, era una cazzata, ma prima o poi te lo mando
manda pure, joetriglia :)
Posta un commento