di Paolo Massa
Rita Atria aveva solo 17 anni quando il 26 luglio 1992 si suicidò lanciandosi dalla tromba delle scale della casa dove viveva nascosta. Rita era una testimone di giustizia, che sotto la protezione del giudice Paolo Borsellino denunciò i boss del suo paese, Partanna, seguendo così l'esempio della cognata Piera Aiello, moglie del fratello Nicola ucciso dalla mafia.Il film La siciliana ribelle di Marco Amenta - autore del documentario Il fantasma di Corleone, sul padrino Bernardo Provenzano - è liberamente ispirato alla storia della ragazzina. Forse anche un po' troppo. Difatti a rileggere la (vera) vicenda che coinvolse, neanche diciottenne, Rita, nella pellicola di Amenta non si fa nessun cenno a Piera Aiello, che per prima decise di collaborare con la giustizia. A seguito anche Rita, dopo l'omicidio del padre e del fratello (entrambi mafiosi), fece la stessa scelta della cognata. Da notare che non si usano, nel film, nemmeno i veri nomi dei protagonisti, compreso quello di Paolo Borsellino che fu il solo, all'epoca dei fatti e poco prima di essere ucciso, a raccogliere le testimonianze di Rita.
La pellicola ripercorre la sua breve esistenza, da bambina tanto affezionata a un padre visto con le lenti distorte della menzogna, fino a quando in piena adolescenza comprende di dover fuggire dal suo paese iniziando a collaborare con la giustizia dello Stato. Uno Stato che, considerandola a rischio di morte per le minacce mafiose, la relegherà in una solitudine necessaria ed asfissiante. E la bella interpretazione di Veronica D'Agostino (nei panni di Rita) ce la mostra, quella sofferenza patita da una ragazzina di soli 17 anni, con una rara intensità di sguardi e di voce.
Peccato, però, che gli altri personaggi tratteggiati nel film manchino di un'adeguata profondità psicologica per meglio essere caratterizzati nel contesto della storia. Sembrano quasi tutti (tranne la figura del padre e della madre di Rita) bidimensionali, a svelare quella finzione propria del cinema, ma particolarmente palese e scontata ne La siciliana ribelle di Marco Amenta.
A tratti, inoltre, la pellicola accelera troppo gli eventi narrati, presa da quella smania didascalica di spiegare tutto nella maniera più semplicistica possibile: basti pensare alla rocambolesca, e un po' ridicola, fuga in elicottero della giovane dai sicari che vogliono ucciderla, oppure all'esplosione un tantino "telefonata" e improbabile dell'auto del giudice, per non parlare dell'affronto in tribunale di Rita che fissa con sguardo "cattivo" i boss dietro le sbarre.
Sembra quasi che il regista abbia voluto raccontarci solo una storia, senza però dare particolare peso a come narrarla cinematograficamente. Non a caso le sequenze di maggiore impatto emotivo rimangono quelle dove assistiamo alle immagini di repertorio della vera Rita e dei suoi funerali. E' qui che la Storia e il cinema diventano tutt'uno, senza alcuna mediazione di sorta. Resta però il merito di Marco Amenta per aver riportato alla luce una storia così tragicamente importante. Anche solo per dare un piccolo grande esempio di coraggio civile. Come fece Rita Atria, a soli 17 anni.
La siciliana ribelle
Regia Marco Amenta
Sceneggiatura Sergio Donati, Marco Amenta
Produzione Rai Cinema
Distribuzione Istituto Luce
Paese Italia
Uscita Cinema 27-02-2009
Genere Drammatico
Durata 110'
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