di Paolo Massa
Randy “The Ram” Robinson ha un cuore grande ma debole. I primi segni di cedimento li dà dopo il solito incontro di wrestling al quale partecipa. Ne sono trascorsi di anni dalla sua indimenticata vittoria contro l’“Ayatollah”, ma il “Wrestler” non riesce a smettere. Non ce la fa ad abbandonare l’unico posto dove paradossalmente non si fa male a differenza della vita, grande (forse fin troppo) palcoscenico che tante ferite gli ha procurato nell’animo.Un animo fondamentalmente solitario, quello di Randy (interpretato da un redivivo Mickey Rourke), che più e più volte cerca di andare avanti nonostante i lividi e le botte prese (non tutte per finta) sul palcoscenico del ring. Questo è il suo habitat naturale, circondato da quelle corde che delimitano lo spazio del suo dominio, della sua forza, al di là delle quali il destino di una vita dura sembra un nemico ancor più difficile da sconfiggere.
Darren Aronofsky, regista del film rivelazione The Wrestler, premiato a Venezia con un meritato Leone d’Oro, all’inizio della pellicola ci mostra Randy da dietro, quasi ad inseguirlo passo dopo passo, con la macchina a spalla a riprendere il suo incedere stanco e furioso verso un futuro migliore. Ha parecchi conti in sospeso, l’ex lottatore che proprio non vuole smettere di calcare a forza di calci e pugni un ring dopo l’altro. Ha una figlia (Evan Rachel Wood) con la quale non parla da anni, cercando poi in qualche modo di riannodare i fili di un rapporto fin troppo sfilacciato; ha un’amica di cui è innamorato, Cassidy (una sempre più brava Marisa Tomei), che fa la spogliarellista, non più in tenera età, in uno strip club spesso frequentato da Randy.
Ma il protagonista deve anche fare i conti con sé stesso, con il suo cuore malandato, che secondo i dottori non gli permetterà più di sentire gli applausi del pubblico urlante. Addio al ring, addio al wrestling. Per sempre. Per lui, abituato da una vita a lottare su un palco, il combattimento quotidiano alla ricerca di un altro lavoro e dei soldi per pagarsi l’affitto, non è un combattimento ad armi pari. Lì fuori, nella vita vera, non ci sono i fan a supportarlo, a gridare a voce alta il suo nome. Lì fuori “The Ram” (l’Ariete) non è nessuno. E’ una persona normale, tutti lo chiamano Robin, il nome di nascita, senza sapere chi è davvero.
«Sono un vecchio pezzo di carne maciullata», dice Randy alla figlia, in cerca di una spalla sulla quale appoggiare il peso di una vita tormentata. Ma su chi potrà contare davvero il “Wrestler” solitario quando durante l’ennesimo incontro si lancerà, forse per l’ultima volta, ad esaudire la voglia di sangue del suo pubblico? Un fuoricampo finale, impreziosito poi dalla magnifica “The Wrestler” cantata da Bruce Springsteen, ce lo lascerà soltanto immaginare, a suggello di un piccolo grande film da amare senza riserve.
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