domenica 7 febbraio 2010

Tra le nuvole, di Jason Reitman


Quanto pesa la vita di Ryan Bingham? Pochissimo, visto che il tagliatore di teste interpretato da un ottimo George Clooney - protagonista dell’ultimo film di Jason Reitman Tra le nuvole (Up in the air nella versione originale, titolo molto più accattivante) - è in continuo viaggio tra i cieli a stelle e strisce con il difficile compito (ma lui sembra essersi abituato) di licenziare decine e decine di dipendenti in giro per l’America. Il suo bagaglio non può, anzi non deve, pesare troppo perché altrimenti perderebbe tempo al check-in, e lui, di tempo, ce ne ha davvero poco.

Potremmo quasi dire che il peso del bagaglio di Ryan è direttamente proporzionale al peso della sua vita. Ma Ryan non ha una propria vita, nessuna relazione stabile, e quelle poche tende a dimenticarsele (ha due sorelle, di cui una in procinto di sposarsi). Ma anche in volo, forse soprattutto lassù tra le nuvole, le cose cambiano. L’arrivo in azienda di Natalie (Anna Kendrick), giovane e brillante laureata che propone al boss di Ryan di licenziare via webcam i malcapitati di turno, scombussola le poche certezze del tagliatore di teste volante. Il protagonista non ha, infatti, nessuna voglia di rimanere a terra a lavorare, perché come si sforza di dire durante le sue applauditissime conferenze non bisogna mai rimanere fermi.

Muoversi, muoversi, muoversi, è il motto del nostro protagonista, meglio se in aereo tra aeroporti, alberghi e automobili in affitto. Per ordine del suo capo, Ryan viene affiancato alla giovane laureata per insegnarle i trucchi del mestiere. I due avranno modo di fare amicizia e conoscersi meglio durante i loro tentativi di alleviare il dolore dei futuri licenziati: “Noi li prendiamo in un momento di fragilità e li lasciamo andare alla deriva”, spiega imperturbabile Bingham a Natalie. Ma anche i tagliatori di teste hanno le proprie fragilità, compreso Ryan, intanto affezionatosi alla sua collega di volo Alex (Vera Farmiga). Nascerà una relazione che permetterà al protagonista di guardare al mondo e alla vita con occhi diversi, forse più maturi.

Una storia, quella raccontata da Jason Reitman (il regista di Juno), che ci fa capire quanto sia importante, in tempi di disoccupazione galoppante e felicità sfuggente, recuperare quei valori non soltanto economici ma soprattutto umani. Perché si può essere costantemente accerchiati, come ammette Ryan, ma pur sempre soli: anche tra le nuvole. Il film - a tratti un po’ prevedibile - ha comunque il gran merito di aver caratterizzato bene i nostri tempi di occupazione calante ed egoismi crescenti, immergendosi perfettamente nel cuore della Storia più recente. Chapeau!

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