Riuscirà mai l'uomo a debellare il cancro? Nel film I am Legend con Will Smith, il genere umano ci è finalmente riuscito. Ma a quale prezzo? Ce ne accorgiamo non appena realizziamo che il protagonista è costretto a vivere da solo, non si sa bene da quanti anni, in una New York spettrale e senza più vita per le strade, invase ormai solo da erbacce e feroci animali affamati. Non si tratta più di una giungla d'asfalto, ma di una vera e propria giungla. Nel tentativo di curare il cancro con un particolare virus opportunamente modificato, l'intero (o quasi) genere umano è stato infettato, causandone una lenta degenerazione animalesca. Compito del protagonista è quello di scoprire un eventuale antidoto in modo da salvare la razza umana, se ancora ne è rimasta traccia sulla faccia della Terra. Le premesse dunque sono perfette per un film che, almeno nella prima parte, davvero è ben fatto, con una buona dose di spettacolarità (vedi la prima sequenza della caccia con l'auto per le strade di New York) ma anche di riflessione su quello che la solitudine può significare per un uomo in quelle condizioni. Con l'incedere della storia, però, il tutto ci sembra un po' troppo prevedibile, senza quell'intensità iniziale che ci aveva non poco affascinato. La morale del film si riduce così a frasi ad effetto che appaiono un pizzico artificiose, se non proprio pretenziose. Un esempio? La passione del protagonista per la musica di Bob Marley, l'unica cosa che gli è rimasta - insieme al suo adorato cane e al ricordo della moglie e della figlia - del mondo che fu, viene riassunta in questa citazione del grande autore giamaicano: "The people that are trying to make this world worse are not taking a day off — how can I? — Light up the darkness" (Le persone che stanno cercando di rendere peggiore questo mondo non si prendono giorni liberi, come posso farlo io? Illumina l'oscurità). Will Smith come un redivivo Bob Marley? Chissà...
martedì 23 settembre 2008
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