L’arrivo ad Amsterdam è strepitoso, in particolare l’impatto col bel treno che mi porterà dal mega aeroporto di Schipol alla stazione centrale: un Intercity equivalente, per comfort, al nostro Eurostar. Da subito capisco di trovarmi in un altro mondo rispetto all’Italia. Basta solo guardarsi intorno, appena fuori la stazione, e ammirare le centinaia e centinaia di bici parcheggiate in appositi e ampi parcheggi per farti venire la voglia di emigrare in terra olandese. Qui la precedenza ce l’hanno quasi sempre le bici, anche rispetto ai poveri pedoni che non sanno mai dove guardare prima di attraversare. Comunque il primo giorno, in attesa di Mario, comincio a girare per Amsterdam a piedi e dopo un po’ decido di andare alla biblioteca vicino la stazione, la Openbare Biblioteek. Sulla guida avevo letto della possibilità di collegarsi gratis a Internet, così ci vado e provo a chiedere. Non credo ai miei occhi e alle mie orecchie: ci sono tante di quelle postazioni computer al pianterreno, e anche al terzo piano, che è quasi impossibile rimanere a secco. Per non parlare della sala lettura con quotidiani e riviste da tutto il mondo. Ogni sera, a fine giornata, questo è stato il luogo dove ho sfogliato il Corriere della Sera, l’International Herald Tribune, l’Economist, Newsweek e il Time, il Guardian e il Times, e last but not least il Financial Times. Un sogno ad occhi aperti.
to be continued...
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2 commenti:
Da quando sono stata ad Amsterdam è ho rischiato più volte di essere investita dalle due ruote odio le bici!!! I ciclisti olandesi sfrecciano come dei pazzi...
Che paese civile :-)
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